Il saliscendi di Ranieri: Il Normal-One di Testaccio non si arrende mai

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IL SALISCENDI

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Nessun problema a passare dal dopo Maradona a una retrocessa, seppure di lusso. Ranieri avrebbe compiuto questi salti anche successivamente nella sua vita. Quattro anni fa il Normal One (soprannome in contrapposizione allo Special One José Mourinho) ha vinto la Premier con il Leicester – un’impresa storica, non solo per il calcio inglese, tant’è che Claudio venne insignito del titolo di Grande ufficiale della Repubblica italiana, fu eletto migliore allenatore al mondo ed entrò nella Hall of Fame del calcio italiano – e adesso cerca di tirare fuori la Samp della zona retrocessione, peraltro dopo la toccante esperienza con la sua Roma, arrivata a un passo dalla zona Champions.

Anche ora, a 68 anni, va a caccia di emozioni, affiancato dal vice e cognato Paolo Benetti, che Ranieri suggerì come rinforzo per la difesa del Napoli a Ferlaino poco prima di essere licenziato. Il più anziano allenatore della Serie A ha uno stile inappuntabile e un curriculum di rilievo. Perché è stato nei quattro prestigiosi campionati europei dirigendo fuoriclasse come Careca, Zola, Romario, Del Piero. Lavorando al fianco di presidenti dai caratteri forti e affrontando situazioni ambientali delicate, come quella della Roma americana mai amata dal tifo giallorosso e questa della Samp, con il popolo blucerchiato ostile al presidente Ferrero, romano e romanista come Claudio, che da calciatore è stato un orgoglioso uomo del Sud (Catanzaro, Catania e Palermo).

Nel suo palmares, oltre alla Premier 2016 vinta col Leicester, due promozioni dalla B alla A (Fiorentina e Monaco); Coppa Italia e Supercoppa con i viola; 1 Coppa di Spagna, 1 Coppa Intertoto e 1 Supercoppa europea col Valencia. Anche a questa bella età, dopo aver fatto tanta strada, non ha uno schema di riferimento. «Voglio un Napoli camaleonte» disse quando mise piede nella sede di piazza dei Martiri in elegante abito firmato Armani. Non ha pretese. «Non chiedo questo o quel giocatore, ma voglio rispetto per le mie idee».

Lo disse anche alla Juve, allenata dopo il ritorno in Serie A. Ha il record di squadre italiane 8: Cagliari, Napoli, Fiorentina, Parma, Juventus, Roma, Inter e Sampdoria. E altrettante all’estero: Valencia e Atletico Madrid in Spagna; Chelsea, Leicester e Fulham in Inghilterra; Monaco e Nantes in Francia e poi la breve tappa con la nazionale greca.

Ranieri si è sempre messo in discussione con il «suo calcio semplice». Una carriera intrapresa a Lamezia Terme trentacinque anni fa – 1266 panchine, comprese le quattro in Grecia – accompagnata da un luogo comune: bene il primo anno, male il secondo (la bella famiglia del Leicester gli si rivoltò contro dieci mesi dopo il trionfo e scattò l’esonero).

Il Principe Ranieri costruisce il futuro partita dopo partita, con un sorriso e una regola, sottolineata in un’intervista al magazine «Undici» quando diventò il re della Premier: «Il rispetto per se stessi, io non mi sono mai piegato». A 68 anni ha ancora un obiettivo, oltre alla salvezza della Sampdoria: allenare la Nazionale. Era stato tra i tecnici contattati per il dopo Ventura, prima che la scelta del commissario straordinario della Figc Fabbricini ricadesse su Mancini. Per uno come lui, non è mai troppo tardi per sognare. Fonte: Il Mattino

 

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