Il GS ha rimandato il verdetto, ecco quando potrebbe uscire secondo l’avvocato del Napoli Grassani

«Il giudice sportivo ha rinviato il verdetto perché sa che volevamo giocare»

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Ieri il giudice sportivo non ha deciso su Juve-Napoli, riservandosi un supplemento d’indagine. L’avvocato Mattia Grassani, legale di fiducia del club azzurro, l’ha presa con moderata soddisfazione. «Non basta non presentarsi in campo per essere sconfitti a tavolino, la questione è tutta da verificare. Ci sono chiare questioni oggettive che secondo noi non potevano far scattare automaticamente un provvedimento del genere. Bisogna ricordare sempre che il Napoli voleva giocare, ha semplicemente chiesto un rinvio perché ha venti persone al suo interno alle quali è stata imposta la quarantena. Sulla base dei documenti prodotti dalla società, riteniamo che esistevano le condizioni per giocare la gara in un’altra data».
E se dovesse arrivare comunque il 3-0 a tavolino dopo ulteriori indagini?
«Inutile dire che il provvedimento non ci troverebbe per niente d’accordo. Non lo accetteremo e quindi percorreremo tutte le strade possibili e immaginabili per far valere le nostre ragioni. Quindi arriveremo alla Corte sportiva e al Coni».
La logica dice che siete nel giusto.
«Sarebbe illogico anteporre una partita di calcio alla propria salute. Anzi, sarebbe offensivo».
Quanti giorni bisogna aspettare prima che si pronunci il giudice sportivo?
«Credo che potrebbe farlo nel fine settimana. Deve valutare attentamente il dossier che è nelle sue mani».
Capire cioè se il Napoli ha rispettato le regole?
«Esatto. La squadra è stata presa nel mezzo: avrebbe comunque disatteso una delle due disposizioni: o rispettava i protocolli o era fuorilegge. La società ha provato la mediazione amichevole chiedendo il rinvio ma il messaggio non è stato recepito. A questo punto si è deciso di sottostare alle autorità competenti in materia».
Un messaggio di buonsenso che invece non è stato accolto?
«Esatto. Abbiamo trasmesso a Figc, Lega e Juventus le decisioni dell’Asl e della Regione Campania chiedendo, con umiltà e spirito sportivo, che la Lega prendesse atto di questo fatto eccezionale e disponesse il rinvio della gara per evitare tutte quelle polemiche che invece sono arrivate puntuali».
Perché il Napoli, a differenza di altri casi simili, non è partito?
«Perché nelle ore che hanno preceduto la partenza della squadra si è verificata una serie di eventi improvvisi. Li ricordo: due comunicazioni della Asl in rapida successione e il provvedimento del capo di gabinetto della Regione che vietava la partenza. In poco tempo si è dovuto prendere una decisione: o rispettare le leggi dello Stato o giocare la partita andando incontro a sanzioni penali. È un rischio che si poteva correre? Secondo noi no».
Un rischio che però altre squadre hanno corso.
«Non giudico i comportamenti di altri club e nemmeno le disposizioni di altre Asl. In questi casi per spostarsi, una squadra ha bisogno della deroga della Regione, il Napoli non l’aveva, anzi aveva in mano solo cinque comunicazioni che evidenziavano la mancanza di presupposti necessari per affrontare la trasferta».
Non c’è stato alcun black-out nei collegamenti tra il Napoli e l’Asl?
«L’autorità sanitaria è intervenuta quando il responsabile dello staff sanitario della squadra ha comunicato le due positività, una delle quali riguardava il calciatore Zielinski. Solo da questo momento si è messo in moto il protocollo Covid che si rifà ancora alla vecchia circolare emessa a giugno. In essa sono contenute delle disposizioni ben precise alle quali il Napoli si è sempre attenuto in maniera scrupolosa, infatti non ci è stata mai contestata alcuna inosservanza. Il comportamento del club è stato inappuntabile».

Factory della Comunicazione

Intervista di Angelo Rossi

Fonte: Il Mattino

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