Tardelli a Il Mattino: “Si tratta di una fine ciclo, non è facile venirne fuori”

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Marco Tardelli visse un’annata tipo quella azzurra quando arrivò all’ Inter post Mourinho. Tra le altre cose parla anche di questo ai microfoni de Il Mattino:

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Che succede in annate così? «Bisogna avere pazienza. La Coppa Italia può essere una bella medicina ma affrontare la Lazio con quella “bestia” straordinaria lì davanti è la cosa peggiore che possa capitare adesso. Immobile sta facendo cose impressionanti».

La scelta del ritiro? «Se lo decidono allenatore e calciatori va bene, quel che conta è che non venga vissuto come un punizione. Stare tutti insieme per provare di capire quello che non va è la strada giusta per uscirne fuori».

Gattuso dice che anche se qualche compagno non ti sta simpatico, in campo devi dare il massimo per lui. «Ha perfettamente ragione, non ti puoi girare dall’altra parte per non fargli un favore. Alla fine il favore non lo fai a te stesso. Io personalmente non ho avuto mai a livello calcistico delle antipatie, forse sono stato io più antipatico».

Mai vissuto situazioni simili? «Le stagioni di fine ciclo le grandi squadre le vivono male. Io all’Inter del dopo Lippi trovai qualcosa che ricorda il Napoli di adesso. E non è mai facile raddrizzare le cose quando si mettono male».

È più l’Inter di Conte o la Juve di Sarri? «Senza dubbio c’è molto più il segno di Conte. Vedo nell’Inter la sua aggressività.Vedo ragazzi che nella passata stagione non riuscivano ad avere un rendimento accettabile,dare il massimo. È evidente che credono in lui».

Sarri alla Juve è il cambiamento che voleva Agnelli? «Cambiamento di gioco, perché per il resto c’era poco da voler cambiare. In alcuni momenti si vede un tipo di gioco diverso, ma non credo che sia ancora quello che pensavano di avere alla Juventus».

Da ct dell’Under 21 ha vinto l’Europeo del 2000. I giovani di oggi su cui puntare? «Zaniolo, Barella, Bernardeschi e Sensi sono giocatori destinati ad avere un grande futuro».

È l’anno dell’Europeo che parte da Roma. Lei nell’80 arrivò quarto nell’Europeo organizzato in Italia. «Per noi fu un allenamento per il Mondiale di Spagna, anche se quel trionfo dell’82 iniziammo a prepararlo nel 1978 in Argentina. Ecco, abbiamo ottima squadra, un super ct che ha insegnato a questo gruppo a essere squadra, e questo europeo è è il trampolino di lancio per il Qatar».

Cosa pensa sia giusto fare se diventerà presidente dell’Aic? «Bisogna riportare i calciatori al centro di tutto».

Una cosa che proprio non sopporta? «Il razzismo. Non era così ai miei tempi, c’è una deriva che non tollero e che bisogna fronteggiare fermando le gare, tanto non c’è altro da fare».

Cosa manca al nostro calcio? «Sono uno sporto dove ci sia semplicemente più educazione. Ho girato il mondo, ho vissuto a lungo in Inghilterra e credo che lì abbiano introdotto regole severe che hanno cambiato il modo di vivere il calcio negli stadi.E dobbiamo farlo anche noi».

L’ipotesi della Super Champions? «Quello che conta è che non diano solo voce ai club che hanno più soldi e che siano sempre e solo i risultati sul campo a decidere che partecipa e chino».

Fonte: Il Mattino

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