Stringara scoprì Insigne: “Fossi in lui punterei sempre l’uomo, è troppo umile!”

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Paolo Stringara, lunga carriera da allenatore di provincia, oggi ha smesso di sedere in panchina perché «i presidenti vogliono i tecnici come sponsor. Io non so nemmeno come ci si procura uno sponsor»: così, ha deciso di accompagnare Jürgen Klinsmann nelle sue avventure professionali come osservatore. Ha un merito particolare, però, nella vita di Lorenzo Insigne: è stato il tecnico che lo ha fatto esordire tra i pro in una Cavese dodicesima in Serie C. Correva il 21 febbraio 2010, Ravenna-Cavese, Insigne subentrò in avvio di ripresa a Matteo Berretti. «E chi se lo scorda. Lorenzo arrivò nel mercato invernale, chiudemmo la sessione ed ero soddisfatto di quello che aveva fatto il mio direttore, Peppino Pavone. Ricordo quando Peppino mi disse: “Mister, mi sono preso un giocatore per divertirmi, vedrai. Io manco sapevo chi mi avesse portato, poi mi sono ritrovato un fenomeno tra le mani. È stata una grande intuizione di Pavone». Eppure, c’è chimette in discussione il talento di Insigne. «Quando arrivò diciottenne da me, già non avevo da lavorarci: una classe cristallina, doti assolutamente fuori dal comune. Poi, ascoltavame ed i compagni, soprattutto Schetter: era furbo, apprendeva in fretta lamalizia dello stare in campo a certi livelli. Per quello che sa fare, credo, stia mostrando anche poco…». Venti tra gol ed assist in stagione non sono abbastanza? Giusto criticarlo? «Non mi sognerei mai di criticare Lorenzo. L’ho visto giocare con troppa umiltà, forse anche con troppa diligenza tattica. Fossi il suo allenatore, gli chiederei sempre di puntare l’uomo, di travolgere gli avversari con il suo dribbling straordinario. Ecco, l’ho visto troppo umile nel cercare sempre questo possesso palla, nell’appoggiarla dietro ai compagni». Quindi, è Ancelotti il problema di Insigne? «Non mi permetto in nessun modo di mettere in discussione l’operato di uno straordinario allenatore come Carlo. Anzi, l’inizio nel 4-4-2 di Ancelotti è stato fantastico, ha consentito ad Insigne di giocare più vicino alla porta. Questo degli ultimi due anni è il Napoli più forte della storia, dopo quello diMaradona. Ho dato solo il mio punto di vista: ci sta che Lorenzo senza sprigionare il suo estro, senza trovare la vittoria possa sentirsi frustrato». Hanno fatto discutere le dichiarazioni di Insigne nel post-Sassuolo: c’è la longa manus di Raiola? «Ho letto anche di aspre critiche per quelle parole. Posso solo dire che quando Lorenzo è arrivato a Cava è stato di un’umiltà straordinaria”.

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Fonte: Il Mattino

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