L’intervista – Danilo Iervolino a “Il Mattino”: “Io e Dela la pensiamo diversamente solo su una cosa”

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Un visionario nella vita, un rivoluzionario nel mondo del pallone. Il presidente della Salernitana Danilo Iervolino prova a tracciare la strada per uscire dalla crisi che attanaglia il sistema calcio. Una ricetta fatta di idee, coraggio e determinazione. Senza paura e senza passi indietro. Anche a costo di schierarsi contro i poteri forti. Ospite di un forum nella redazione del Mattino, in compagnia del direttore Francesco De Core, Iervolino parte prima di tutto dall’imminente scudetto del Napoli. «Che Napoli possa vincere il tricolore al netto della scaramanzia, è un bene non solo per la città, ma per tutto il Mezzogiorno. È una cosa che fa bene a tutto il Sud. E se magari vincesse anche la Champions sarebbe una cosa straordinaria». Iervolino sogna il modello spagnolo per la serie A, quello dell’Ajax per la sua Salernitana, ma sopratutto promette battaglia in Lega e in Federazione per cambiare/salvare il sistema.

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Il calcio deve cambiare rotta?
«La politica di rigore è obbligatoria. Altrimenti cadono tutti. Anche i grandi club. È necessario, quasi indispensabile, un equilibrio finanziario. Lo dice chi come me ha messo già oltre 50 milioni di capitale nella Salernitana. Io farò sempre gli interessi delle piccole, della Salernitana e dei salernitani. Non mi piegherò mai».
Spesso ha parlato degli incontri in Lega come di assemblee rissose in cui sovente volano gli stracci.
«Qualcuno ha smentito quello che ho detto? Dirò di più: forse sono stato anche abbastanza ponderato. L’assemblea di Lega va rimodulata nella metodologia. C’è bisogno di un consiglio più forte con piene deleghe. Bisogna affrontare i problemi scindendo quelli del calendario e delle partite, da quelli dei diritti del market, dell’approccio al mercato e di tutte quelle che sono le attività commerciali».
Qual è la sua idea?
«Ho espresso adesione totale nel prendere in considerazione gli investimenti di un fondo qualsiasi che prenda i diritti televisivi per tanti ordini di motivi».
Quali?
«Se non siamo capaci affidiamoci a chi lo fa di mestiere. Se in mano a noi i diritti valgono dieci, in mano ad altri valgono venti: questo significa che non valorizziamo sufficientemente il prodotto. Io sono favorevole perché bisogna mettere in sicurezza il calcio italiano. I due/tre miliardi tra equity dei fondi ed il debito che si potrebbe contrarre metterebbero completamente i conti a posto».
Perché c’è ostracismo?
«Perché qualcuno non ne ha capito le potenzialità. E forse anche perché la divisione di quel danaro non sarebbe correlata alla legge Melandri, ma avrebbe una proporzionalità ed una distribuzione più equa».
È questo il vero ostacolo?
«Probabilmente è questo il problema, perché il tesoretto non sarebbe più proporzionato alla legge Melandri. Allora diciamolo a chiare lettere. Ma c’è di più».
Cosa?
«In Italia tra l’ultima in classifica e la prima sui diritti c’è una differenza triplicata in favore delle grandi. E questa è una cosa vergognosa quando i costi della Lega sono invece proporzionati per tutti i club. Nel calcio inglese la differenza tra l’ultima e la prima è di 1,8».
Sogna un modello Premier League?
«Più un modello Spagna. La Premier sarebbe già un passo ulteriore. Venerdì prossimo andrò personalmente in Lega per discutere di questa cosa. Penso che è un’occasione ghiotta per salvare e rilanciare il calcio Italiano».
Quindi con De Laurentiis siete su posizioni opposte?
«Sulla questione dei fondi lui è in disaccordo mentre io sono ultra favorevole. Per il resto siamo quasi sempre in sintonia. Aurelio ha grandi capacità, personalmente lo vedrei bene come presidente di Lega se non fosse incompatibile la carica».
Come giudica il comunicato degli ultras granata che invitano i salernitani che tifano Napoli a non festeggiare a Salerno?
«Io sono per il terzo tempo, in cui dopo tutti vanno a bere una bibita insieme, ma una città che compete con gli azzurri nello stesso campionato cosa può fare? Può rispettare e plaudire, ma certo non festeggiare. Quindi per me quel comunicato esprime una cosa che trovo giustissima. Avete mai visto che una squadra di calcio festeggia con bandiere la vittoria di un’altra squadra? Io non ho mai visto nel campionato spagnolo che l’Espanyol festeggi perché ha vinto il Barcellona. Questo non si può pretendere. Poi ci siamo impegnati e ci stiamo impegnando a costruire un ponte tra le due città le due società e le due tifoserie».
Sa che il Napoli potrebbe brindare al tricolore proprio in occasione del derby?
«Ma con la vittoria, con il pareggio o con la sconfitta?»
Con la vittoria ovviamente.
«Ah, allora no (sorride)».
De Laurentiis in 19 anni dalla C allo scudetto ed al sogno Champions con il Napoli, dove vede la Salernitana tra 5 anni?
«Sono ambizioso, guardo sempre in alto anche perché la Salernitana ha una tifoseria leggendaria e rispetto all’ampiezza demografica della città è la prima tifoseria al mondo. Ma bisogna fare un distinguo. Parliamo di due realtà completamente differenti. Poi si possono fare grandi cose, ma si fanno con la progettualità, altrimenti prendi un grande giocatore, spendi i soldi lo bruci, poi bruci il secondo anno ed il terzo bruci me perché ho finito i soldi».
Qual è il suo modello di club ideale?
«L’Atalanta in Italia. Ma anche l’Ajax in Olanda».
Quest’estate ha aperto il vaso di Pandora sull’eccessivo potere dei procuratori. Oggi, come stanno le cose?
«Il calcio è pavido. Nel calcio c’è la paura delle piccole rispetto alle grandi. Molti club sono soggiogati dalle big perché si augurano di ricevere un atto di benevolenza che non arriverà mai. C’è la paura di sfidare le grandi e così si viene calpestati».
Questa sudditanza la registra anche sulle decisioni arbitrali?
«Ho parlato tante volte della classe arbitrale che rispetto, ma che molto probabilmente è condizionata dal blasone. Lo dicono i dati».
Quota salvezza e progetti futuri per la Salernitana?
«Sarà decisiva la giornata di domenica. E non solo il nostro impegno a La Spezia. Credo comunque che intorno ai 33-35 punti si potrebbe farcela. Sousa? Un profilo internazionale che ha dato un gioco corale, ridando energia ed emozioni».
Qual è il sogno di Iervolino?
«Quello di trovare giovani talenti. Un po’ come fatto dal Napoli con Kvaratskhelia: i complimenti a De Laurentiis per aver scovato un campione assoluto, il migliore al mondo, pagato a cifre abbordabili per tutti. Non certo 100 milioni di euro».
Si aspettava di più da Piatek?
«Onestamente mi aspettavo più gol, ma sono comunque soddisfatto dell’attaccamento alla maglia, di quanto si sacrifica per la squadra. Sono certo che è un ragazzo intelligente e sa che nelle ultime partite farà di tutto per rifarsi».
Ma lei, al posto di DeLa cederebbe Osimhen per una cifra monstre di 150 milioni di euro ad esempio?
«Premesso che un presidente per eleganza non parla di un’altra squadra. Ma se per assurdo mi sbilanciassi a dire si o no, nessuno sa meglio di Aurelio cosa fare. Perché se lo vende ne prenderà uno migliore, se lo tiene sarà la stagione migliore».
E Dia, invece? Riscatto e cessione al migliore acquirente?
«Ancora dobbiamo parlare di mercato. In tutti i sensi. Ma lo faremo in tre: io, il direttore e l’allenatore. Adesso concentriamoci sulla salvezza».
Altrimenti scende letteralmente di nuovo in campo lei?
«Ho fatto gol a Fiorillo in allenamento l’ultima volta che sono andato a trovare la squadra. Ho calciato una punizione e l’ho messa all’incrocio»

Tratto da Il Mattino

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