L’agente Beppe Accardi: “Tra Osi e Kvara ecco a chi darei il Pallone D’Oro”

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Beppe Accardi, agente di calciatori e dirigente, è intervenuto a Radio Marte nel corso di Forza Napoli Sempre condotto da Gianluca Gifuni: 

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«Non paragonerei il Napoli di Sarri a questo. Perché erano campionati diversi e momenti diversi. Sicuramente il fatto che Spalletti resti a Napoli è una bella notizia perché ha plasmato questa squadra a sua immagine e somiglianza. Restare, dunque, potrebbe significare continuare a intraprendere un percorso che può continuare a portare risultati importanti. E poi le emozioni che ti dà una piazza come Napoli non le dà nessun altra piazza. In merito all’Italia vista ieri posso dire che la situazione degli attaccanti italiani si deve risolvere. Come? Lavorando ed avendo il coraggio di far giocare i calciatori dei nostri settori giovanili, dargli la possibilità, come succede all’estero,

Osimhen e Kvaratskhelia
Osimhen e Kvaratskhelia

di farli giocare per fare le loro esperienze. La differenza è che l’attaccante argentino che ieri ha segnato, che non gioca in Argentina ma in Messico – ed è in prestito – è un attaccante che gioca da giovanissimo. Ed oggi ha esperienza. In Italia, quindi, dobbiamo avere il coraggio di dare la possibilità ai nostri giovani di crescere e sbagliare. Il dramma è che prendiamo tutti all’estero. Questo è il grande problema. Il pallone d’oro oggi, tra Kvaratskhelia e Osimhen, lo darei al georgiano perché si è inserito in un calcio diverso e ha fatto la differenza. Oggi per me lui è uno dei giocatori più forti al mondo. E poi lo darei a Giuntoli che ha scelto entrambi. I paragoni tra calciatori preferisco non farli: sono scomodi e difficili. Kvaratskhelia e Insigne sono così diversi. Il primo è un giocatore che sta dimostrando di diventare il Top. Insigne, grandissimo, se paragonato direttamente al georgiano, ha per me qualcosa in meno. Il premio Bearzot a Spalletti significa che è il migliore allenatore che c’è in Italia. E credo sia una grandissima soddisfazione per un allenatore che ha sempre lavorato, e impostato il suo credo nel lavoro, aver dimostrato, anche contro tutte le polemiche che ci sono state, di avere avuto coraggio nello scegliere e investire su giocatori che erano “semi sconosciuti” e che oggi, grazie a Spalletti e al suo staff, sono sotto i riflettori. Oggi credo che Spalletti meriti veramente questo premio, è giusto che lo abbia vinto lui. La differenza tra campionato e Champions è che nella competizione europea tendenzialmente sono partite secche. Anche se si giocano due gare, andata e ritorno. Quindi non puoi gestirle, devi solo giocare a vincere. Quindi qualsiasi fattore può diventare determinante. In questo momento il Napoli ha la testa un po’ più leggera, potendo mettere in secondo piano il campionato. Mentre il Milan deve buttarla tutta sulla Champions e il fattore psicologico può diventare determinante»

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