Luciano Spalletti: “La quota scudetto? In matematica non sono bravo. Dovremo restare umili”

Il tecnico di Certaldo avvisa la squadra sulla sfida contro i giallorossi

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Quando la Storia ti sta sfilando a fianco, o puoi scorgerla in quell’infinito che ti si para davanti, non hai altra scelta che immergerti in un’apparente normalità, provando a depistare persino te stesso: «Io non vedo panorami». Mancano (solo) 126 giorni al 4 giugno, è la data limite, dentro c’è il sogno di una vita intera, trascorsa sempre a testa alta, irrorandola d’energia anche nervosa, sublimandola con quel football che Napoli sta esaltando: ma adesso non c’è da restare incantanti, non ora, verrà eventualmente il momento per prendere se stesso e portarselo a spasso tra i ricordi. «Noi dobbiamo rimanere umili. Ci aspetta una partita difficile». E per evitare di smarrirsi in un labirinto dialettico, pieno di nulla, lo Spalletti che va incontro alla Roma si mette a scherzare con se stesso, si adagia nell’autoironia, scansa il pericolo dell’aritmetica, che viene ridotta ad opinione. «Io in matematica non andavo mica così bene, a scuola». Il campo, in questi quattro mesi da delirio di massa, ha sommato la bellezza d’un gioco stellare con la maturità di un Napoli che gli appartiene per intero: è stato sua da subito, agosto 2021, quando la raccolse sul ciglio della depressione collettiva e la trascinò in Champions; e poi, per dare continuità, anzi esaltarla, questo capolavoro che vale 50 punti e certifica che ne basterebbero appena altri 46 per lasciarsi alle spalle, eventualmente, un Milan capace di vincerle tutte ma proprio tutte, o anche l’Inter che s’è appena sbarazzata della Cremonese. «Per me contano i tre punti con la Roma, un’insidia autentica. Io ai ragazzi non dirò mai di avventurarsi in discorsi del genere. Gli faccio i complimenti per aver vinto il derby di Salerno, contro una avversaria che poi è andata a vincere a Lecce, e per aver sempre dato tutto. Un passo alla volta, togliendoci da lla testa il fascino della meta». 

 

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 VADE RETRO. E’ rigorosamente vietato concedersi distrazioni, in questa Napoli-Roma che appartiene a Spalletti più che ad ogni altro, ch’è cartina di tornasole d’un momento elettrizzante – nove punti in tre giornate – e che ha provveduto a dilatare le distanze tra sé e il sogno, che rimane inchiodato nelle pareti del sottoscala delle proprie riflessioni. «Serve una grande partita contro una grande Roma. E’ uno scontro diretto tra gli inquilini di quel condominio abitato da sei-sette club. Stavolta bisogna stare particolarmente attenti a non presentarsi con un atteggiamento particolarmente leggero, ma io conosco i miei ragazzi e so che questo rischio il Napoli non lo correrà». 

QUELLI DI SEMPRE. Con tutto quello che è successo in un girone d’andata irripetibile, da record, il virus di un peccato di sufficienza potrebbe intrufolarsi nel meccanismo psicologico di una squadra che Spalletti accomoda sul proprio lettino ed invita ad una seduta di praticità: «Non siamo autorizzati a distrarci e possiamo ritenerci consapevoli di ciò. Se dovessimo lasciarci cullare dalla situazione di classifica, per riprenderci ci basterà guardare la Roma, il suo modo di far calcio, la sensibilità di Pellegrini e Dybala che sanno come arrivare ad Abraham». 

BRINDISI. I calici sono pronti ma senza allusioni: perché in quest a Napoli-Roma, il derby della sua anima, c’è modo e tempo per scherzarci un po’ con Mourinho, il sessantenne con il quale condivide il senso della sdrammatizzazione. «José è un uomo che alza il livello del calcio e gli vanno fatti i complimenti. Ha appena festeggiato i 60 anni e gli faccio gli auguri di cuore. Mi avrebbe fatto piacere se mi avesse invitato alla festa, gli avrei anche portato il regalo». Se ne parlerà il 5 giugno, se il destino non sistemerà trappole.

Fonte: CdS

 

 

 

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