L’ex Giordano: «L’abbraccio è totale, loro come noi, sono felici»

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«Rivivo quei momenti, i nostri giorni magici. Vedendo il Napoli in campo, ascoltando i discorsi dei tifosi e cogliendo il loro entusiasmo in città. Adesso anche io mi trovo dall’altra parte della barricata», sorride Bruno Giordano, il bomber del primo scudetto, uno degli straordinari interpreti della MaGiCa, il trio formato con Maradona e Careca.

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Dall’altra parte della barricata in che senso? «Voglio dire che sono anche io un tifoso di questi ragazzi che stanno facendo onore al Napoli e a Napoli. La fiamma dell’entusiasmo era rimasta sempre accesa, a prescindere dai risultati. Ma stavolta è tutto differente. In campo e fuori».

Perché differente? «Guardate i ragazzi in campo. C’è un gruppo veramente unito e lo vedi dai comportamenti. Non si pensa al singolo, c’è l’atmosfera giusta nello spogliatoio perché si accettano le decisioni di Spalletti, che dà adeguato spazio a ogni componente della rosa. Guardate i ragazzi dopo un gol. Si abbracciano tutti, a prescindere da chi segna. Anche per noi era così. Festeggiavamo Diego ma anche Volpecina, Bruscolotti, Ferrario… Il discorso va oltre gli abbracci dopo i gol. Si evidenzia questo spirito anche nella capacità di attaccare – e infatti c’è il record dei sedici calciatori andati a segno – e di difendere tutti insieme. Nel recente passato, invece, ho avuto l’impressione che in alcuni momenti si pensasse più a se stessi che al gruppo».

E i tifosi? Ci sono allenatori e giocatori che si sono lamentati della pressione della piazza. «Ricordo i miei tempi. Non eravamo abituati a gestire la tensione: ci aiutava Maradona quando saliva l’adrenalina».

Come? «Con la sua personalità, la sua gioia di giocare, la sua voglia, che diventò la nostra, di regalare un sogno ai tifosi. Ecco, questa forza ci trasmise Diego e per questo già nell’allenamento del mercoledì non vedevamo l’ora che arrivasse la domenica e si potesse giocare. E Maradona ci diceva: Ragazzi, vinciamo e diventeremo immortali. In questo Napoli non c’è Diego ma c’è la stessa voglia di realizzare l’impresa. Gli argomenti fin qui sono stati molto convincenti. Certi risultati si ottengono con il lavoro e la qualità tecnica. E la felicità, come accadeva in quel Napoli».

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Osimhen e Kvaratskhelia

Kvaratskhelia e Osimhen sono le stelle del Napoli: si aspettava questa esplosione? «Riescono a fare la differenza perché sono unici: con le loro qualità riescono a spezzare le catene del tatticismo che domina nel nostro campionato, seguono l’istinto. Guardate i dribbling di Kvara e la confusione che fa Victor. Due valvole impazzite, scompaginano i disegni tattici degli avversari. Sono come Leao, in grado di spaccare una partita del Milan. E hanno anche qualcos’altro».

Cosa? «Oltre ad avere la capacità di giocare a briglie sciolte, hanno forza e fame».

A proposito di Kvara e Osimhen, quali campioni le ricordano? «Kvara, con i suoi dribbling, un po’ Best e un po’ Meroni. Osimhen si avvicina a Weah, con quella falcata lunga».

Il Napoli non è solo talento. «È anche il grande lavoro di Spalletti, che va oltre le scelte che fa prima di una partita o all’interno della stessa gara. I cambi azzeccati sono soltanto un aspetto. L’allenatore è riuscito a creare un gruppo forte, con regole chiare. Si ha la sensazione che Luciano e i giocatori abbiano stretto un patto».

Un patto per lo scudetto? «No, un altro, forse non esplicito, però credo che questi ragazzi abbiano voglia di fare qualcosa in più dopo la partenza in estate dei cosiddetti big. E questo tipo di coesione difficilmente verrà meno nei momenti critici. Una squadra che ha questa mentalità saprà affrontarli, anche con il supporto di una tifoseria consapevole della forza dei giocatori. E non si teme una delusione. Girando per Napoli, ascolto quella parola che ai nostri tempi, prima dell’87, era vietata».

La parola è scudetto. «C’è un atteggiamento maturo di una piazza che nel sostegno alla squadra non si è mai risparmiata negli anni, anche i più duri. Stiamo assistendo a una stagione fantastica. Prima io giocavo e segnavo per fare felice con i miei compagni la gente di Napoli, adesso sono qui ad osservare e ad aspettare di vivere quel momento di gioia».

 

Fonte: Il Mattino

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