Dal Brasile consigli dall’allievo Mancini: «Antony o Veiga per il dopo Insigne»

Amantino Mancini esalta il Napoli e il suo ex mister Spalletti

0

Per vincere lo scudetto servirà uno scatto deciso, senza riserve. Come quelli a cui Amantino Mancini aveva abituato i tifosi di mezza Italia negli anni in cui spaccava in due le difese.

Factory della Comunicazione

«Che bella la corsa scudetto, me la godo dal Brasile e tifo per Luciano»

racconta l’ex esterno brasiliano di Roma, Venezia, Inter e anche Milan. Prima Mancini, oggi Insigne: Spalletti è abituato bene sugli esterni.

«Lorenzo è un calciatore importante, per questo sarà necessario tornare sul mercato il prossimo anno, quando andrà a Toronto».

 

Dal Brasile, ha qualche nome da suggerire al suo ex allenatore? «Ne ho due: Antony, che sta facendo benissimo all’Ajax, sarebbe ideale. Nel Palmeiras, invece, c’è Raphael Veiga: un classe ’95, già maturo e duttile, può giocare in tutti i ruoli dietro la prima punta nel 4-2-3-1».

Un modulo che lei conosce bene. «Ci siamo divertiti molto a Roma, con Spalletti riuscivamo a esprimere le nostre caratteristiche migliori. Ma un modulo dipende anche dai calciatori che ci si ritrova in squadra».

Come si sta da allenatori in Brasile? «Bene. Quando sei un calciatore pensi a un futuro da allenatore ma non sempre è come te l’aspetti. Io, invece, ho trovato quello che mi aspettavo. È un ruolo complicato, devi pensare a mille cose ma è stimolante».

Lei ha avuto allenatori importanti, a chi si ispira? «Un po’ a tutti, sono stato fortunato. Ma soprattutto a Spalletti: Luciano ti insegna calcio, è un allenatore che conosce bene la materia e ha tanta passione. È quello con cui mi sono trovato meglio».

Qualche volta l’avrà fatta arrabbiare. «In Champions a Lisbona. Soffrivamo e nell’intervallo Spalletti mi dice qualcosa che non mi convince, lui me lo legge in volto. Afferra due arance e le stritola avvicinandosi. Non ho potuto aprire bocca, alla fine abbiamo pareggiato al 90’».

Se pensa a quella Roma, cosa le viene in mente? «Al carattere e alla fiducia. Una squadra tosta che non mollava mai. Spalletti ci aveva insegnato questo e credo lo abbia fatto anche con il Napoli».

Ma non siete mai riusciti a vincere lo scudetto. «C’erano squadre più forti di noi, più attrezzate o con più campioni».

Anche Pioli e Inzaghi non l’hanno mai vinto: può pesare? «Stavolta non credo, se la giocheranno tutte con le stesse possibilità. Il Napoli mi piace, come l’Inter di Inzaghi: già alla Lazio aveva fatto ottime cose».

C’è una squadra che la convince di più? «Le vedo alla pari, ma se proprio devo scegliere allora credo ancora che l’Inter abbia qualcosa in più».

Torniamo agli esterni: Lozano, Insigne, Politano, perché così pochi gol quest’anno? «Non dipende dal modulo, ma dalle caratteristiche. Non hanno mai fatto troppi gol. Ma in quel ruolo non servono solo i gol: sono importanti i movimenti, l’aiuto alla squadra. Certo, se ci si abbassa troppo per difendere, poi è complicato arrivare lucidi in porta».

Zielinski può essere un nuovo Perrotta? «Simone permetteva a tutti di giocare bene. Io e Taddei avevamo tanti spazi grazie a lui e a Totti, che portava sempre via qualche avversario. Ma i movimenti di una squadra dipendono dalle qualità della rosa al momento».

Fonte: G. Arpaia (Il Mattino)

Potrebbe piacerti anche
Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

For security, use of Google's reCAPTCHA service is required which is subject to the Google Privacy Policy and Terms of Use.