Maurizio De Giovanni: “Insigne? Il tifoso merita il massimo della chiarezza”

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Così il pensiero e l’approfondimento di Maurizio De Giovanni sul Corriere dello Sport sulla questione Insigne e il mercato del Napoli: “Com’è noto, Napoli è l’unica grande città con una squadra sola. L’amore per gli azzurri è universale e condiviso, e chi decide di tifare per qualcun altro deve necessariamente guardare altrove, rinunciando a parte di un’identità collettiva che rende difficile parlare di qualcos’altro, nei bar e negli uffici, la mattina successiva alla partita.  Dev’essere per questo, per la mancanza di avversari vicini da sfottere o anche di altre anime urbane alle quali contrapporsi, che la tifoseria del Ciuccio è sempre pronta a dividersi in fazioni e a polemizzare, anche aspramente, ogni qualvolta ce n’è l’occasione. Raramente troverete concordi salotti televisivi e siti, blog ed emittenti radiofoniche, pagine Facebook e caffè su quale sia il modo migliore per conseguire vittorie e trofei, o anche solo (ma questo è argomento assai più recente) sulle modalità di gestione economica della società.  La cosa, diciamolo, può anche essere divertente. Si creano partiti e fazioni dai confini mobili, gente che si accapiglia sul centrocampo a tre o sulla difesa a quattro che poi fila d’amore e d’accordo sul conto economico e sul patrimonio netto. Ma sull’argomento Insigne la cosa è un po’ diversa.  Lorenzo infatti non è un calciatore come gli altri. Certo, è il capitano; ed è anche stato di recente tra i migliori dell’Italia campione d’Europa di Mancini. Ha trent’anni appena compiuti, è un brevilineo sostanzialmente integro ed è un grandissimo professionista, maniacalmente attento alla gestione del proprio fisico, da quello che mangia alle ore d’allenamento: è evidente da come si è presentato in ritiro, già in grandissima forma fisica. Ha raggiunto una piena consapevolezza del proprio valore, sia in ambito nazionale che internazionale.  Eppure è stato ed è ancora discusso da una parte della tifoseria, secondo chi scrive in maniera decisamente autolesionistica. Forse l’aver visto crescere questo ragazzo, il non aver mai immaginato che potesse essere impiegato altrove, l’insistenza su alcune giocate e qualche comprensibile pausa di rendimento dovuta al ruolo e al tipo di posizione lo hanno fatto guardare in modo diverso da quello che sarebbe stato il corretto riconoscimento dell’abnegazione, dell’amore per la maglia e dell’oggettivo livello tecnico raggiunto.  Adesso che ci si trova in un momento cruciale, però, il tifoso azzurro deve decidere da che parte stare. Perché se si arriva a scadenza senza aver intavolato una trattativa per il rinnovo, se si pretende che un calciatore con le caratteristiche da campione sopra elencate si riduca sensibilmente lo stipendio nel momento di quello che potrebbe essere l’ultimo grosso contratto della carriera, se si lascia pensare che non accettare tagli sia una dimostrazione di disamore verso la squadra e la città non si compie un’operazione corretta sotto l’aspetto ideologico.  Per carità, è legittimo e comprensibile parlare di necessario ridimensionamento e di impossibilità, per una società che non ha alle spalle fondi d’investimento o multinazionali, di confermare certi livelli di ingaggio. Ma non è giusto gettare nell’ambito decisionale di Lorenzo il dover fare la parte di quello che decide di andarsene.  Insigne, sia chiaro, non è Milik. E non è nemmeno Higuain, Cavani, Lavezzi o Sarri. E’ il calciatore più rappresentativo, identitario e innamorato che il Napoli abbia avuto da vent’anni a questa parte, più dello stesso Hamsik, di Jorginho o di Albiol, che sono stati lasciati andare per esplicite finalità di bilancio.  Il tifoso napoletano, in questa circostanza più che in ogni altra, merita tutta la chiarezza del mondo”.  

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Fonte: CdS

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