Mauro Pepe, Mental Coach: “Se il Napoli avesse avuto nello staff un Mental Coach…”

"Avrebbe fatto crescere i propri giocatori molto di più. Sia in efficacia in campo. Che per valore economico"

0

Ad “Il Napolionline”, Mauro Pepe, Mental Coach, (per conoscerlo meglio, lo si trova sul suo canale YouTube, con oltre 500 video di crescita personale, Link del canale: https://youtube.com/c/MauroPepe-MentalCoach ),

Factory della Comunicazione

Mental Coaching: perché implementarlo in un club di calcio ?

“Il Mental Coach, all’interno di un club di calcio, come in ogni altro sport, va visto alla stregua del preparatore atletico. Per eccellere nello sport bisogna allenare bene le 4 colonne del successo sportivo:

– Preparazione tecnica

– Preparazione tattica

– Preparazione atletica

– preparazione mentale

Ognuna necessita di un professionista. Che si occupa in maniera specifica della preparazione dei calciatori e dell’allenatore. Ad oggi la preparazione mentale ed emotiva è lasciata al buon senso di un allenatore. Che spesso non ha sviluppato le competenze per poter strutturare un percorso di crescita dal punto di vista mentale ed emotivo”.

In Serie A, ci sono squadre in cui sono presenti preparatori mentali negli organigrammi ?

“In questo momento non penso. Mi auguro di sì. Spesso si trovano figure come il Mental Coach o lo psicologo dello sport nelle giovanili delle società che lavorano meglio, Atalanta su tutte. In passato, la Lazio ha avuto per un periodo un Mental Coach che conosco. Il Milan aveva in Milan Lab uno psicologo dello sport. Ed il Palermo aveva un Mental Coach. Oggi il calcio è uno sport che sta restando indietro, rispetto ad altri sport, sull’evoluzione della preparazione mentale ed emotiva”.

Quindi il Napoli, club per molti aspetti avanguardista, potrebbe inserire profili professionali come il preparatore mentale / preparatore emotivo…

“Il Napoli, se avesse avuto nello staff un Mental Coach in gamba, per un intero anno, avrebbe fatto molto meglio. Bastavano 5-6 punti in più per la Champions tranquilla. Ed avrebbe fatto crescere i propri giocatori molto di più. Sia in efficacia in campo. Che per valore economico”.

Molto interessante: dal suo osservatorio, quali i limiti e quali le virtù palesate dal Napoli in questa stagione ?

“Bella domanda. Si può scrivere un intero libro come risposta. In maniera sintetica ecco i limiti:

– poca capacità di adattamento agli imprevisti;

– eccessiva tensione e mancanza di lucidità durante i momenti più delicati;

– spesso in alcuni momenti si leggeva negli occhi di alcuni giocatori paura;

– molti errori tecnici non imputabili alle capacità tecniche dei singoli (io penso che i singoli del Napoli sono forti).

Le Virtù:

– nei momenti buoni la squadra si esalta e segna moltissimo.

– La grinta di Gattuso, e di alcuni giocatori, utilissima per rialzarsi dopo sconfitte amare.

– Alcuni calciatori sono dei top player, (anche se ancora non se ne rendono conto)”.

Sempre più interessante: potendo intervenire con allenamenti specifici, Lei come imposterebbe le priorità ed il lavoro ?

“Dal punto di vista mentale ed emotivo lavorerei su questi tre ambiti:

1) sui tecnici, per creare valori comuni e un’identità di squadra vincente.

Inoltre è fondamentale avere un linguaggio comune: linguaggio produttivo, convinzioni, strategie di feedback.

2) Lavori personalizzati con i calciatori, creando, con ognuno di loro, un percorso di crescita personale mirato.

3) Imparare a gestire i momenti (gestione delle crisi, alzare o abbassare la tensione in base all’esigenza, alzare la sicurezza dei calciatori e la loro lucidità nei momenti che contano di più)”.

Allenamenti individuali, di reparto e di gruppo, come gli altri 3 tipi di preparazione ?

“In linea di massima si. Ovviamente, negli individuali, si possono far fare dei salti di qualità straordinari a questi ragazzi. Che vivono pressioni enormi, in alcuni momenti. Soprattutto in una piazza calda ed appassionata come Napoli”.

Statisticamente il Napoli risulta essere una delle squadre che tira di più e che “crea” di più in Europa: il Suo lavoro potrebbe contribuire ad alzare la percentuale realizzativa, cioè il numero dei gol ?

“Si, soprattutto quando le cose non vanno secondo le aspettative della squadra. Quest’anno, il Napoli, ha pagato dal punto di vista realizzativo l’eccessiva tensione che provavano i calciatori quando la situazione era difficile. Quando la situazione era in linea con le aspettative, il Napoli ci ha regalato delle emozionanti goleade”.

Speriamo che il club ci “ascolti”, allora… Sempre dal suo punto di vista di preparatore mentale/emotivo, sulla questione arbitrale come si potrebbe intervenire ?

“Entriamo in un ambito molto spinoso. Da tifoso non ti dico cosa farei (risata). Da professionista, io lavoro su quello che posso controllare. Non si può controllare la scelta di un arbitro. Si può imparare a gestire le emozioni. Anche nei momenti dove si percepisce un torto. E si può trasformare quella sensazione in un’ energia propulsiva. L’obiettivo resta lo stesso. Indifferentemente dagli interventi arbitrali”.

La preparazione mentale/emotiva “vale” solo per gli atleti ?

“Ovviamente no. Serve a tutti. Serve moltissimo anche allo staff tecnico. Per l’allenatore in primis. E poi a tutti gli altri. Ho lavorato spesso con allenatori, di sport diversi. Per far si che loro diventassero bravi a gestire le loro emozioni nei momenti che contano di più. E fossero bravi ad influenzare le emozioni dei propri atleti durante la gara”.

E come si fa a non urtare la “suscettibilità” di ruolo di un top manager ?

“Si crea un corretto rispetto dei ruoli. A gestire tutto il gruppo è importante che sia sempre l’allenatore. O un top manager. Il Mental Coach è un preparatore mentale ed emotivo al servizio della squadra. E dell’allenatore. Quest’ultimo è colui che decide. Che parla alla squadra prima dei match. Che gestisce i giocatori in partita. E negli allenamenti. Insomma, il Mental Coach è una risorsa per l’allenatore e per la squadra”.

Quindi si può superare quella sorta di diffidenza che, quasi sempre, aleggia intorno a figure professionali come le vostre ?

“In altri sport la figura del Mental Coach è saldamente presente, tennis, nuoto, tiro a volo, ecc…. Il calcio italiano non si è ancora reso conto che i Mental Coach possono far valorizzare il valore delle rose,  prima squadra e giovanili. Ci vorrà ancora tempo, ma anche nel Calcio, fra qualche anno, il Mental Coach farà parte dello staff delle squadre. Negli anni 80 la preparazione atletica la faceva l’allenatore. Ora è impensabile”.

Si possono “allenare” anche i mass media ?

“Certo ! Anche se penso che i mass media saranno parte integrante di questa trasformazione di mentalità. La tua intervista ne è un esempio concreto”.

…Ed il pubblico ?… La tifoseria ?…

“Con la tifoseria, secondo me, è fondamentale avere una comunicazione corretta. E continuativa. Non mi sono piaciuti, quest’anno, i sei mesi di silenzio stampa. Questo, per assurdo, ha creato ulteriori tensioni e malcontenti intorno alla squadra. Inoltre, ricordiamoci, che il calcio professionistico non esisterebbe senza la tifoseria”.

A cura di Alessandro Cardito

Potrebbe piacerti anche
Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

For security, use of Google's reCAPTCHA service is required which is subject to the Google Privacy Policy and Terms of Use.