Antonio Giordano – “E se   tornasse  Sarri?”

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Così l’editoriale di Antonio Giordano sul Cds che lancia la suggestione del possibile ritorno di Maurizio Sarri sulla panchina azzurra:

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“Dopo aver virtualmente attraversato mezza Europa – in una migrazione calcistica che ha toccato la Francia per Galtier e Garcia, il Portogallo per Conceiçao, pure la Germania qualche mese fa per Nagelsmann – ed essersi guardato intorno tra Livorno e Certaldo, a quel giramondo di Aurelio De Laurentiis non sembra sia mai venuta (seriamente) la voglia di imboccare l’autostrada ed uscire a Figline Valdarno, per ricostruire plasticamente la Grande Bellezza in un restyling calcistico ricco di contenuti emozionali. Volendo, ma senza neanche avere la pretesa di suggerire battute che hanno fatto la Storia cinematografica, già davanti all’uscio, a Maurizio Sarri magari gli si potrebbe pure chiedere: che hai fatto in tutti questi anni? E dopo aver scoperto che «no, non è mai andato a letto presto», tentare di ricominciare, lasciare che una pellicola si possa sovrapporre a quella precedente, inseguire gli aquiloni come i bambini nel tempo, provando semmai almeno a riempirsi gli occhi dopo essersi trovato con le tasche svuotate da cinquanta milioni di euro che ora impongono di fronteggiare la crisi di ieri e quella presumibile di domani. Basterebbe bussare, in fin dei conti, innanzitutto a se stesso, buttando sotto al tappeto della memoria tutte le piccole o grandi incomprensioni che portarono a stracciare quella favola, tentare di riscriverla partendo da un copione che alcuni recitano a memoria (Koulibaly, Mario Rui, Zielinski, Mertens, Insigne e con loro gli svincolati Hysaj e Maksimovic) e che altri, a esempio Politano, erano stati già ritenuti in grado di interpretare. Quel Napoli, ch’è stato campione d’incasso di gratitudine, è un tratto che appartiene alla stessa vita di Adl, l‘ha allestita proprio lui, come i cinepanettoni di cui va fiero, «perché per quarant’anni hanno fatto ridere gli italiani».  

Napoli per tre anni si è specchiata in un sorriso della propria anima calcistica, ha strappato la maschera triste e malinconica che s’è ritrovata addosso per troppe stagioni e se ne è andata divertendosi con spensieratezza della sua elegante natura racchiusa negli abiti sciantosi che Sarri le ha fatto indossare con il suo calcio libero di quel triennio così vicino da poterlo toccare ancora e di nuovo, volendo. A Figline Valdarno dànno «C’era una volta il Napoli»... 

Fonte: CdS

 

 

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