Gattuso, DeLa e il contratto ecco cosa c’è dietro lo scontro

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Ormai Rino Gattuso non si sente più a suo agio a Napoli. Perché mercoledì non si aspettava di incassare solo la fiducia a tempo indeterminato di De Laurentiis, dopo 13 mesi sulla panchina del Napoli. La delusione raccontata da Gattuso non è neppure legata agli «schiaffi che prende ogni giorno». Nasce da altro: si aspettava che in questi giorni arrivasse il contratto. Sembrava tutto pronto, invece non se ne parla più. No, non si sente a suo agio qui. Non si sente più a suo agio perché mercoledì sera non si aspettava semplicemente di incassare la fiducia a tempo indeterminato di De Laurentiis. Quella, era convinto, di essersela conquistata in tredici mesi sulla panchina del Napoli. La delusione raccontata da Gattuso non è neppure legata agli «schiaffi che prende ogni giorno». Nasce da altro: si aspettava che in questi giorni arrivasse il contratto. Che era stato definito in ogni dettaglio, formalizzato e completato il 12 gennaio. Dopo la stretta di mano del 31 ottobre a Castel Volturno (ma probabilmente anche dopo una serie di appunti scarabocchiati siglati a mano per dar forza all’intesa) in cui De Laurentiis lo blindava fino al 2023. Ecco, Gattuso da quel pomeriggio si è sentito allenatore del Napoli ancora per altri due anni. Vincolato dalla parola data («Non ho mai ascoltato altre proposte», ha detto l’altra sera) e dall’idea che il progetto potesse andare avanti insieme. Ma ha sbagliato i conti, è stato troppo ottimista: perché per De Laurentiis ci sono delle ombre. Ombre che probabilmente si trascinava da tempo. E che lo hanno spinto a frenare prima e poi a fare dietrofront. Almeno per il momento. E ha tutti i diritti per poter cambiare idea e puntare su un altro profilo di allenatore per la prossima stagione perché è lui il padrone del Napoli. Ma i dubbi, secondo Gattuso, sarebbero emersi nitidamente (almeno ai suoi occhi) solamente in questi ultimi giorni, a partire dalla sera della sconfitta con il Verona. Perché prima di quel ko, Rino non aveva sospettato di nulla. In ogni caso, nonostante un mese e mezzo di lavoro e il fatto che tutto fosse stato preparato dagli studi legali del Napoli e di Gattuso poco più di due settimane fa, è arrivato l’altolà alla firma. I motivi dei ripensamento prima o poi De Laurentiis li dirà pubblicamente, oppure li terrà per sé. Magari ha pesato la lunga attesa di dicembre nella restituzione della prima bozza di contratto. Oppure il numero uno del Napoli è rimasto infastidito dall’asticella alzata a gennaio quando Ringhio chiedeva un ulteriore incontro per definire programmi e obiettivi da condividere anche con i tifosi. Magari è scontento per i risultati, la classifica lo angoscia, oppure sperava in un maggior impiego di Elmas, Rrahmani, Lobotka, o è deluso per il gioco che magari chissà come si immaginava nella stagione del Covid-19. In ogni caso, poiché i matrimoni si fanno in due, se uno cambia idea a due passi dall’altare c’è poco da fare. Chiaro che adesso il rinnovo sembra distante anni luce. Ma nel calcio le cose cambiano assai velocemente. E senza preavvisi. Detto questo, l’esonero non è mai stata una ipotesi vera. Sia l’ad Chiavelli che il figlio Eduardo, vice presidente, hanno sempre esaltato la compattezza della squadra e il legame con il tecnico. E non sono complimenti che cadono nel vuoto. Mai, quindi, avrebbero consigliato una mossa così avventata. Perché c’è uno spogliatoio solido e in piena armonia con il proprio allenatore. Dettagli non di poco conto, considerando il punto di partenza dell’avventura napoletana di Gattuso. P.Taormina (Il Mattino)

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