Cosa sarebbe successo in Italia in caso di test sierologico positivo?

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A Barcellona test sierologici positivi. E in Italia? Fosse successo la stessa cosa, sarebbe  scoppiato un piccolo caos. Certificare, oggi, alcuni casi di positività, può mettere in seria difficoltà l’intero campionato. Il Comitato tecnico scientifico continua a esser intransigente su quella sezione del protocollo che prevede l’isolamento di un caso di positività, sebbene asintomatico che abbia sviluppato gli anticorpi al Covid 19, con il gruppo squadra costretto a stare due settimane bloccato in albergo, con la sola possibilità di svolgere allenamenti individuali e senza chance di poter scendere in campo. «È un atto farisaico dire di riprendere il campionato con una norma che dice di bloccarlo in caso di quarantena. L’unica cosa di buon senso da poter fare è mettere sotto monitoraggio, un contact tracing, tutto il gruppo. A oggi, di fronte la decisione del Cts, è evidente che sia frutto delle divisioni di chi la voleva cotta e chi cruda»: a spiegarlo, a Radio Punto Nuovo, è Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani di Roma e membro della commissione medica della Figc. La Federcalcio, attraverso lo sviluppo dei test salivari in particolare e del tracciamento sociale spera di poter ottenere un’attenuazione delle misure di quarantena obbligatoria dal Cts, così che anche il Ministero della Salute e quello dello Sport possano evitare che venga messo a rischio la conclusione della stagione.

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Fonte: Il Mattino

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