Langella (Pres. Juve Stabia): “A queste condizioni non si può ripartire”

Il Protocollo previsto non può essere rispettato

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Divisioni su divisioni. Quello che sembra però quasi uguale per tutti è che per molte società di Serie B sia praticamente impossibile tornare a giocare. Portavoce di una problematica che sembra essere comune e diffusa è il presidente della Juve Stabia Andrea Langella, fermo sulla sua posizione: «Non si può ripartire. Quanto meno non a queste condizioni attuali».
Presidente, la sua posizione è condivisa da altri club di serie B? «Assolutamente sì e trovo sconcertante che qualcuno possa dire che la Lega serie B è compatta per la ripresa del campionato. Abbiamo fatto un sondaggio nella scorsa settimana tra i dirigenti e quasi più della maggioranza delle società è contraria. La Lega B è spaccata. Ci stiamo buttando su un treno che non ci porta da nessuna parte».
Come mai questa ferma decisione di non voler ripartire? «Allo stato attuale le disposizioni contenute nel protocollo sanitario sono ritenute da noi inattuabili».
Perché? «Innanzitutto dal punto di vista delle strutture necessarie. Mancherebbero ad alcuni club di serie A, figuriamoci in serie B».
Cosa intende? «Dovremmo requisire un albergo per 50 persone, ma poi all’interno della struttura dovremmo garantire vitto e alloggio ai nostri tesserati costringendoli a stare lontano dalle famiglie: una sorta di ritiro forzato».
Ma non solo… «Per non parlare dell’aspetto sanitario. Dovremmo produrre indagini quotidiane e fare tamponi per tutti. Senza comunque essere certi di scongiurare il pericolo della contrazione del virus».
Ovvero? «Giocare, o anche solo allenarsi, comporterebbe un elevato margine di rischio per giocatori e staff. Il tutto in un momento storico nel quale la scienza ancora impone il distanziamento sociale che sarebbe impossibile da attuare».
E se un tesserato dovesse poi risultare positivo? «Sarebbe un disastro».
Perché? «La responsabilità ricadrebbe su presidente, amministratore, responsabile della sicurezza e medico sociale. E con le nuove disposizioni si va nel penale».
Quindi cosa propone? «Non vogliamo ripartire. Né ora né in autunno, almeno fino a quando il protocollo resterà così drastico. Dobbiamo vivere psicologicamente liberi per poter giocare».
E con la classifica attuale? «Si potrebbe cristallizzare il campionato e fare come nel 2014: due promozioni in serie A e tre retrocessioni in C. E ovviamente dovremmo poi avere un contributo dal governo sul finale di campionato per mancanza di ricavi».

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Fonte: Il Mattino

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