Ulivieri: “Se l’allenatore non riesce a stare zitto bisogna che vada a casa…”

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Renzo Ulivieri sul momento di emergenza, soffermandosi sul rientro dei giocatori per la ripresa degli allenamenti: 

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Sui libri di Coverciano non c’è. E allora ho dovuto approfondire io il tema: “il primo allenamento collettivo dopo il Coronavirus”. Mi sono confrontato con psicologi, sociologi, direttori delle scuole calcio di altre nazioni, allenatori di altre discipline. Giorni e giorni di studio e confronti. Poi, come spesso succede, gli allenatori di ogni categoria dovranno fare come dico io. Pena una grande sfiga che cadrà loro addosso nel prosieguo del campionato.
Dunque: riunire la squadra nel cerchio di centro campo; nominare capitani delle squadre i due giocatori più anziani; fare la conta per decidere chi sceglierà per primo e iniziare a fare le squadre: uno io, uno te…uno io uno te….
Ci potrebbe essere un problema per quelli che vengono scelti per ultimi. Non vi preoccupate. Questa era una modalità che Bearzot adoperava in preparazione al Mondiale dell’82: c’era un giocatore che rimaneva sempre per ultimo, non lo voleva nessuno; alla fine del Mondiale quel giocatore… vinse la classifica dei cannonieri.
Poi partita 11 contro 11 a tutto campo. Se il numero dei giocatori è più elevato si può arrivare fino a 16 contro 16. L’allenatore non deve rompere i coglioni ai calciatori (questo rientra nell’accordo che ho fatto con Tommasi che su questo punto è stato irremovibile). Conviene che arbitri un collaboratore perché i giocatori muoiono dalla voglia di mandare in culo l’arbitro e non è carino che ci vada l’allenatore in prima. Durata della partita: fino a buio, però un calciatore può andare via quando vuole.
NB: se l’allenatore non riesce a stare zitto bisogna che vada a casa; si vede che la quarantena non gli è bastata. Fonte: CdS

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