Neri, pres. Ascoli: “Il salary cap sarebbe rivoluzionario ma va fatto”

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Carlo Neri (presidente Ascoli) ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Radio Punto Nuovo durante la trasmissione Punto Nuovo Sport Show: Dall’emergenza deve nascere un’opportunità? Sì, non possiamo fare diversamente, altrimenti ci mettiamo a piangere aspettando che qualcun altro risolva il problema. Se vogliamo mantenere in piedi questo bellissimo sport, bisogna mettere in atto tutti gli accorgimenti per tenerlo in vita. Ho espresso dei valori, perché il calcio è la terza-quarta industria del Paese, dobbiamo fare in modo che questa grande industria diventi il volano di crescita ed il rafforzamento di questo Paese. In che modo? Il calcio è privo di un modello di business. Non conosco quale altra impresa italiana ha perdite certe a fine anno, nonostante tutti gli investimenti. Provo ad immaginare un aumento degli spettatori, merchandising, diritti TV, bisognerà agire sui costi. Penso al salary cap per i giocatori e a ripartire da un settore giovanile”.

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Ha aggiunto:Il mio focus è sopratutto sulla Serie B, in Seria A ci sono dinamiche che appartengono ad un mondo a parte. Il calcio della Serie B deve avere dinamiche diverse, parlo di giovani in campo che se vengono imposti a tutte le squadre, con un pochino di freschezza nel campionato, e con la possibilità di farsi le ossa, possono diventare un’opportunità per la Serie B e per il calcio italiano in generale. Ad Ascoli abbiamo in squadra giovanissimi, freschissimi, uno dei tanti è Scamacca. Se mettiamo un salary cap, le squadre sono costrette a percorrere sentieri tracciati. Bisogna sostenere non solo le società come aziende, ma anche il campionato che deve essere modello simbiotico del paese. E’ un qualcosa di assolutamente rivoluzionario, ma va fatto.

Inoltre:In Serie B non abbiamo strutture adeguate, certo noi dell’Ascoli abbiamo un grande villaggio, ma non abbiamo abbastanza posti da poter ospitare tutti. Tutte le iniziative che metteremo in campo saranno un compromesso tra ciò che è la salute pubblica e ciò che sono le necessità di una partita di calcio: io ai compromessi non ci sto. E’ vero che il calcio è passione, è business, ma bisognerà giocare solamente in sicurezza. Modulo preferito? Ne ho tanti, ma il problema è uno: che mettiamo la squadra in campo, quando tocchiamo il pallone, la squadra avversaria vuole fare lo stesso”.

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