Graziano Cesari (Ex arbitro): «Fuorigioco? Prendetelo per… mano»

L’ex arbitro, ora opinionista Mediaset, Graziano Cesari ai microfoni del CdS

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L’ex arbitro, ora opinionista di Mediaset Graziano Cesari ai microfoni del CdS analizza come potrebbero cambiare le regole dopo la pandemia Covid-19:

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L’Ifab ha emanato le direttive per la nuova stagione, di solito si parte il primo di giungo, ma vista la situazione di lockdown ogni federazione teoricamente potrebbe utilizzarle subito.
«Non si comincia una partita con un regolamento e si finisce con un altro. Non credo succederà, sarebbe irrispettoso e irriguardoso nei confronti delle regole stesse. Anche per gli arbitri. Non si cambia in corsa. Ci rivediamo con la nuova stagione».

Non si è parlato di fuorigioco, l’International Board ha solo promesso che sarà argomento per le prossime riunioni. Lei, nella sua carriera, ha visto molti cambiamenti di questa regola, compreso quello della “luce” fra i corpi (parziale e totale).
«Sicuramente, eviterei di affrontare l’ipotesi della tolleranza proposta (da Ceferin, nda) di recente, non mi sembra funzionale al gioco. Dico che la regola che abbiamo adesso mi sembra quella che mi convince di più, anzi, la estremizzerei. Le braccia al momento non sono comprese, perché è vero, con le braccia non si gioca. Ma sono un elemento fondamentale nella dinamica di un’azione, soprattutto di corsa. Provate a correre o a scattare senza l’aiuto della spinta delle braccia. Io inserirei anche quelle».

Si parlava della “luce”…
«Non ho ricordi felicissimi, sia da un punto di vista di assimilazione della regola, sia da punto di vista dell’applicazione in campo. All’inizio era parziale, ovvero potevi avere i piedi in linea ma essere in offside se avevi il busto in avanti, poi divenne totale, con la “luce” che doveva dividere per intero entrambi i corpi. Per ora, per fortuna, sono solo ipotesi».

Arriviamo alle regole, le novità che la hanno colpita di più?
«L’Ifab ha tolto qualche alibi specificando che la parte alta del braccio e l’ascella fanno parte della spalla. Non c’erano grandi polemiche, ma ora abbiamo sgombrato il campo».

A proposito di falli di mano, devono essere “immediati” quelli che portano all’annullamento di un gol. «E lo trovo un aggiustamento corretto. Dato che si parla di “immediatezza” e di “vicinanza”, è chiaro che parliamo di episodi che avvengono in area di rigore, dove si concretizza il gioco, dove “nasce” la rete. Mi sembra una cosa normale, e doveva essere interpretata così dall’inizio. Anche 15 secondi, nel calcio, sono un’eternità. Questa è una delle novità che, per tornare alla domanda iniziale, impone che il campionato venga finito con le vecchie regole. Il gol annullato a Ramirez per tocco di mano di Gabbiadini a centrocampo in Samp-Napoli, con la rivisitazione, oggi sarebbe valido. Che facciamo, restituiamo i punti a qualcuno e li togliamo ad altri?».

Si parla anche di VAR… «Mettersi in competizione con una tecnologia così precisa è fuori luogo, sarebbe una follia, Sempre più al centro del calcio, il VAR, ed è inevitabile che sia così. Speriamo lo capiscano anche in Inghilterra, mi sembra che i richiami alle OFR (On Field Review) siano diretto soprattutto a loro».

Calcio fermo, che periodo può essere per un arbitro? «Al di là del dolore, delle paure, deve essere un momento di studio, rivedendo le partite che uno ha arbitrato e anche quelle che sono state dirette da altri. Allargherei il campo, andrei a vedere i grandi arbitri, da Collina in avanti».

Cesari, che momento è?
«Dobbiamo tutelare la salute, prima di dire “ricominciamo a giocare”. Mi dispiace che, se si riprenderà, lo si farà senza tifo, non è calcio, anche per un arbitro e può sembrare un paradosso. Ma…».

Ma? «Ma le regole si rispettano, non lo dica a me…» 

 

 

 

 

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