Lorenzo Insigne: “Gattuso? E’ stato il re di coppe da calciatore”

Lunga intervista a Sky al capitano del Napoli

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Oggi  capitan Insigne vive la stessa attesa della sua città sospeso tra due artisti del pallone: «Messi è il più forte della storia, ma sempre dopo Maradona». Diego prima di Leo, nel pensiero di Lorenzo, l’unico napoletano in squadra che si prepara alla grande notte di stelle ma dopo aver attraversato le nubi: «Dopo il Salisburgo c’è stato un po’ di casino che si poteva evitare. Ma ora, tutti insieme, pensiamo solo al futuro».  Ecco quanto riporta Il CdS:

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RINASCITA. Il Napoli è ripartito dopo aver toccato il fondo il 5 novembre, con l’ammutinamento, al termine della sfida col Salisburgo: «Volevamo vincere per qualificarci con due giornate d’anticipo, invece arrivò un pareggio comunque positivo. Ma a fine gara – racconta Insigne a Sky Sport – è successo un po’ di casino che si poteva evitare e la colpa è stata di tutti. Ma siamo rimasti compatti e ora pensiamo al futuro». La svolta è arrivata con l’arrivo di Gattuso: «Se Ancelotti lo è da allenatore, lui è stato il Re di Coppe da calciatore. Ha vinto tanto e dobbiamo seguirlo, ci può dare molti consigli utili per affrontare il Barcellona».
 
PRIMA DIEGO. Insigne è innamorato di Messi: «Ha doti incredibili, ha un dribbling invidiabile, è un campione dentro e fuori dal campo. Dopo Maradona è il giocatore più forte al mondo. Contro di lui non ho mai giocato e sarà bello affrontarlo, anche se spero non sia in forma» sottolinea ironizzando, col sorriso. La Pulce arriverà al San Paolo il 25 febbraio («L’urlo Champions è sempre da brividi») per l’andata degli ottavi di finale: «Sarà una sfida affascinante, ma anche una battaglia. Loro sono favoriti, ma nel calcio nulla è impossibile. La prepareremo con la stessa mentalità con la quale ci siamo avvicinati al Liverpool. A proposito, con loro abbiamo raccolto quattro punti: siamo una sorta di bestia nera. In Europa facciamo sempre bella figura».

STAFFETTA. Ancelotti è il passato ma certi ricordi restano, come quelli alla vigilia della trasferta di Salisburgo, gara che Insigne, inizialmente in panchina, decise col 3-2 finale: «Nello spogliatoio mi disse di stare tranquillo perché avrei risolto la partita. L’abbraccio dopo il gol fu un modo per ringraziarlo». Felicità effimera: col Genk, il 10 dicembre, arriva l’esonero. «Nello spogliatoio si respirava un’aria strana. Scambiai qualche parola col mister – prosegue Insigne – ma neppure lui sapeva ancora nulla del suo futuro. Scoprimmo tutto solo dopo qualche ora. Dispiace sia andata così».

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