Insigne: in campo 90′ solo in cinque gare su sedici!

E’ passato dal ruolo di intoccabile, un privilegio riservato alle star, a quello di umanissimo interprete

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Insigne non è più centrale da un bel po’, le sue partite durano sempre poco o forse sempre di meno – 65′ a San Siro dopo i 66′ con il Genoa – soltanto in cinque su sedici è riuscito a resistere in campo per novanta minuti e in otto circostanze quando il quarto uomo ha alzato la lavagnetta luminosa è comparso il 24; e non può essere colpa (solo) di un ruolo che sente stretto ma nel quale comunque ogni tanto trova uno spunto, uno sprazzo, qualcosa che ne ricordi l’estro. Eppure, paradosso, proprio ora che Ancelotti l’ha avvicinato alla porta, da un anno in qua, Insigne avverte di essere periferico, come se Napoli si fosse staccata da lui o come se il suo corpo si stesse staccando dal Napoli. «Ma io con questa maglia voglio vincere qualcosa di importante». Per cominciare, sa che ci sarà da battere il Bologna, per smetterla di dover convivere con quel disagio amplificato dalla classifica, dal distacco dalla zona Champions: l’unica notte in cui è stato decisivo, in quest’annata trasformatasi in un tormento, rimane quella di Firenze, 24 agosto, la prima giornata, quando ancora faceva caldo, era estate e svegliandosi al mattino si poteva sognare un miraggio chiamato scudetto. Possibile che sia tutto, ma proprio tutto finito? 

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