DASPO: Inizia la lotta contro la violenza negli stadi

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La sensazione è che i duri provvedimenti emessi dal questore di Napoli Alessandro Giuliano nei confronti di 15 tifosi del Napoli sono solo i primi di una serie di rigorosissime e intransigenti misure finalizzate a rendere lo stadio San Paolo un luogo dove riportare le famiglie. Esistono regole precise: e allora ecco che la Questura ha deciso di procedere all’emissione del divieto di accedere alle manifestazioni sportive (Daspo) per periodi da uno a due anni nei confronti di dieci persone, in quanto condannate per reati quali associazione per delinquere, estorsione, rapina, spaccio di stupefacenti e porto abusivo di armi o oggetti atti ad offendere. Insomma, per dieci persone che hanno precedenti gravi, abituate a frequentare la Curva, è stato deciso l’allontanamento. Ecco, da più parte si batte il pugno sul tavolo invocando la ricetta inglese di Margaret Thatcher per sconfiggere la violenza negli stadi ed è arrivata una importante risposta. Già adottata altre volte anche dall’attuale vice capo della polizia, Antonio De Iesu, ma che colpisce per il fatto che in un unico provvedimento vengono messe alla porta dello stadio ben 15 persone. Da troppo tempo gli impianti si svuotano, perdono i tifosi normali ma non i teppisti che lanciano bombe carta e parole, non meno esplosive. Ed ecco quindi, che grazie alle telecamere a circuito chiuso, sono state denunciate quattro persone in ordine a condotte di “scavalcamento” dal settore inferiore della Curva B a quello superiore in occasione di Napoli-Brescia del 29 settembre, con contestuale avvio del procedimento di Daspo. Analoghe iniziative sono state adottate nei confronti di una persona che ha lanciato una bottiglia all’indirizzo del personale in servizio. Ecco, lo stadio non è territorio di nessuno. E che il segnale sia chiaro.

 

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Non è finita. Ancora, sono state elevate sanzioni amministrative a 12 persone per comportamenti tenuti durante il suddetto incontro, quali l’occupazione delle scale di emergenza, l’essersi arrampicati su balaustre, l’intralcio delle vie d’esodo, l’occupazione di posti non corrispondenti al titolo posseduto, il possesso di modica quantità di stupefacenti per uso personale. Ecco, un altro “sgarro” e fuori dallo stadio. Soddisfatto il consigliere regionale Francesco Borrelli: «Gli impianti sportivi tornino ad essere luoghi di legalità e non terre di nessuno».

Fonte: Il Mattino

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