Il punto della situazione – di R. Muni: “Nebbia in Val Padana”

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Un antico adagio legato alle previsioni del tempo era nebbia in Valpadana. Erano gli anni delle previsioni del mitico Bernacca, dell’almanacco del giorno dopo e, più in generale, dei bei tempi che furono. Durante la partita del Mapei Stadium, in piena Valpadana appunto, è stato questo il pensiero che mi è balenato in testa, osservando la manovra di un Napoli irriconoscibile. Una fitta nebbia ha avvolto le idee e frenato le gambe dei Sarri’s boys che pure hanno più di un motivo per recriminare. Su tutti, la traversa che ha negato la gioia del gol a Milik che, entrato nella seconda metà del secondo tempo, ha tentato un gesto tecnico in stile CR7. Al di là del pareggio, che ha il sapore amaro della sconfitta e che riallontana la squadra azzurra dalla vetta, nuovamente distante quattro punti, sono diversi gli spunti di riflessione. Il primo riguarda proprio il tecnico nativo di Bagnoli che in Emilia ha commesso il grosso errore di cambiare troppo tardi le pedine in campo (leggasi Milik per Mertens a corto di fiato). Che la controprova nel calcio non esista siamo tutti d’accordo, tuttavia non sembra inverosimile pensare che con il centravanti polacco in campo per più tempo, le probabilità di vittoria sarebbero aumentate a dismisura. Essere sarrista convinto non mi esime dal muovere una critica legittima, senza scadere nella schizofrenia del tifoso medio che, nel giro di novanta minuti, passa dall’esaltare Sarri oltremisura, al metterne in discussione circa tre anni di incredibile lavoro, con una semplicità disarmante. Un altro spunto su cui riflettere riguarda la società azzurra ed il suo eterno mercato fatto per tre quarti. È evidente che alcuni calciatori azzurri, siano stati utilizzati a dismisura per mancanza di alternative. Tra questi, soprattutto Callejón ed Insigne ed il rischio che vengano meno, dal punto di vista fisico, proprio nel momento cruciale della stagione, è un errore che non si sarebbe dovuto commettere. Chi imputa al Magnifico la colpa di aver sbagliato gol importanti perché in preda a deliri di onnipotenza, a mio avviso, commette a sua volta un errore di valutazione. Beninteso, si tratta di pure e semplici opinioni, la mia per prima e, come tali, vanno rispettate. Purtroppo, l’esperienza del passato non sembra aver insegnato niente a don Aurè e forse sarà sempre così. Un altro aspetto su cui mi preme soffermarmi, riguarda Pepe Reina ed il pubblico partenopeo. Premesso che ritengo il portiere spagnolo un professionista esemplare, la storia del nostro calcio è pieno di casi di calciatori che hanno terminato la stagione sapendo già di dover cambiare maglia. L’ultimo caso eccellente è quello di Pirlo che terminò la stagione al Milan di Allegri sapendo già di dover passare alla Juventus. Nessuno ha mai messo in discussione la sua professionalità e gli errori, che nel calcio si commettono eccome, non sono mai stati imputati a distrazioni di fine contratto. Perché con Reina non è possibile? Perché i suoi errori devono essere per forza colpa del suo accordo con il Milan? Probabilmente, la crescita della piazza napoletana deve passare anche per questi cambiamenti. Dopo Sassuolo, ritornano in auge le teorie dei pessimisti anche perché, pur espugnando lo Stadium potrebbe non bastare, se la Juve vincesse tutte le altre…se, appunto! Per fortuna il pallone non è una scienza esatta e qualche volta, per fortuna, si avverano anche le fiabe tipo Leicester. In fondo la magia del calcio è proprio questa!

Factory della Comunicazione

Riccardo Muni
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