Dal mercato alla classifica. Conti che tornano e no!

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La sintesi è che la storia del «chi più spende meno spende» funziona per l’idraulico, la credenza o le scarpe da tennis: perché il calcio, signori, è un’altra cosa. A 80 giorni dall’inizio del campionato e a due mesi dalla chiusura della sessione di mercato più dissoluta della storia del nostro calcio, 835 milioni di euro, una montagna di quattrini che ci ha proiettato al secondo posto in Europa dietro all’inarrivabile Premier (1,5 miliardi), la classifica della serie A conferma una vecchia e ormai consolidata convinzione: i soldi contano, aiutano, fanno la felicità dei tifosi sotto l’ombrellone, però non bastano. Anzi a volte possono paradossalmente diventare un ostacolo: meglio averli, chiaro, ma non occorre essere pratici di psicanalisi per capire quanto il peso psicologico di un investimento non comune possa schiacciare perfino il più scafato dei giocatori. Ogni riferimento al Milan e Bonucci, giusto per buttar lì un nome, è del tutto voluto. I rossoneri sono stati il primo club per investimenti estivi, 194,50 milioni, e se a quasi un terzo del campionato si trovano all’8° posto significa che stanno tecnicamente sotto di sei posizioni. Certo, in Europa c’è chi fa peggio come l’Everton, 158 milioni e terz’ultimo posto, ma non è granché come consolazione. André Silva, pagato 38 milioni, è costato fin qui 44.106 euro al minuto. Non benissimo. Un cortocircuito, quello rossonero, che si può spiegare anche attraverso un calcolo facile facile ma illuminante: ogni punto è «costato» la bellezza di 12 e passa milioni di euro, una follia, dodici volte tanto la Lazio primatista del parametro spesa-resa. Un punto, un milione. Lotito ne ha messi sul tavolo 28,50 per accaparrarsi fra gli altri Marusic, Nani, Lucas Leiva, e oggi si trova quarto. Si chiama fiuto per gli affari e nel caso specifico il merito è tutto del d.s. Igli Tare, l’alchimista del mercato che ha messo in mano a Simone Inzaghi una squadra eccellente che sta reggendo anche agli urti e alle scomodità dell’Europa di seconda classe. Investimenti pochi ma mirati, un modello di business sportivo esemplare. Il rapporto fra bilancio di mercato estivo e posizione premia anche il Toro, più indietro in classifica ma con una media di 1,41 milioni sborsati per punto ottenuto e soprattutto con il 7° saldo di tutta Europa, il rapporto cioè fra acquisti e cessioni, +54,20 milioni. Lazio, Torino, quindi Napoli (1,80 milioni a punto) che però dall’alto del suo primo posto nella classifica reale è oggettivamente per ora il vincitore del premio spesaresa. Ma lì la condizione specifica è Sarri e il suo piano di scolarizzazione triennale di un gruppo che rispetto a un anno fa è rimasto nella sostanza identico: l’obiettivo è lo scudetto, vedremo. Non male nemmeno l’Inter, 2,55 milioni per punto: gli acquisti stanno tutti rendendo (Skriniar, Vecino, Borja Valero) però è vero anche che in estate Suning non ha investito poco, circa 80 milioni, 4° dato della serie A. Di certo meno dalla Juve che con i suoi quasi 150 ha un rendimento costosetto, oltre 5 milioni per ognuno dei 28 punti che non le stanno garantendo, come invece era nelle intenzioni, il primo posto. A 26 partite dalla fine c’è però ancora molta vita da vivere, parecchio può succedere, può andare meglio o peggio, a tutti. Anzi no, al Benevento no: 20 milioni, zero punti, acqua da tutte le parti. Difficile però basti un buon idraulico.

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Fonte: Corr.sera

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