L’opinione di Ciccio Marolda: “Ricercando le vecchie soluzioni”

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Sulle pagine del Corriere dello Sport

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“Ci sono partite e partiti. La partita è quella che il Napoli va a Verona e comanda e vince perché la classifica l’impone, perché chi insegue va tenuto a debita distanza, perché chi lo sopravanza non si ferma mai e anche perché ci sono fantasmi spagnoli da cacciare. I partiti, invece, erano e restano due: il partito del presidente e quello dell’allenatore. Fortuna che il pallone non pretende congressi e delegati per rimettere ordine nelle idee e negli obiettivi. Nossignori: al pallone basta un gol, una vittoria, una o due bocche chiuse dove e quando occorre per andare avanti e scongiurare ulteriori e più profonde divisioni. Anche se la voglia di schierarsi da una parte o dall’altra, di dar ragione ad un partito o all’altro resta forte ed insidiosa dentro e fuori dello spogliatoio. Un errore da cartellino rosso, si capisce. Perché foss’anche solo per ragion di stato, ovvero di campionato e coppe, ci sono momenti in cui bisogna dimostrare d’essere abili nelle relazioni sfuggendo, consapevolmente oppure no, al rischio di restare vittime dei ruoli. Questo lo suggerisce la psicologia, anche quella più terra terra. Che forzando un po’ i concetti potrebbe pure raccontare che quanto è accaduto e accade al Napoli tra presidente e allenatore altro non è che un processo noto che passa sotto il nome di “solitudine dei numeri uno”. Solitudine creata dalle responsabilità ma anche dalle attese (quelle deluse soprattutto), dal dovere di fare delle scelte ma anche di trovare delle soluzioni, dal bisogno di fidarsi di qualcuno che magari aiuti anche a non essere narciso. Ma è una solitudine, questa, che può essere messa in fuorigioco. Basta non restare prigionieri di un principio, d’una posizione e, nel caso del partito dell’allenatore, anche di un’idea. Proprio come è accaduto contro il Chievo, dove il Napoli, pur senza tradire la sua storia e il suo disegno, con Pavoletti e poi con Milik ha cercato vecchie e (per ora) dimenticate soluzioni, ritrovando invece, ahilui, antiche e purtroppo sempre moderne magagne difensive. Comunque sia, il ritorno del Napoli formato campionato è una buona notizia dopo il sogno infranto di Madrid. Del resto, ha troppo da fare e da giocare – e poi manco ne ha motivo – questo Napoli per piangersi addosso ed essere depresso. Ecco, questo dovrebbe entrare bene nella testa di tutti dentro e fuori della squadra visto che il Napoli resta in corsa per tutti gli obiettivi che in estate s’era dato. Di più ci sarà solo il Real per un altro giorno di divertimento e, chissà, volesse il cielo anche di gloria. Quel giorno, il 7 marzo, tornerà a Napoli anche Maradona. Non andrà nello spogliatoio, meglio di no, però sarà in tribuna. In campo, sul prato, ci andrà invece il 10 giugno. Quel giorno, infatti, in quello che fu il suo regno felice, gli sarà concessa la cittadinanza onoraria e diventerà napoletano ufficialmente”.  

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