L’altro Dries, quello fuori dal campo: “Kat ed io adoriamo tutto di questa città, dove la passione non è altro che amore!”

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L’altro Dries, quello che non sta solo su un campo di calcio. Mertens non si nasconde, non è nel suo modo di essere. Le perplessità iniziali, sostituite dall’amore attuale per una città, un popolo ed una passione che accetta senza riserve,perchè è sinonimo di amore. L’uomo Dries Mertens…

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Quali le sue passioni? «I cani. Ne ho uno che si chiama Juliette. È un randagio, un cane di strada che abbiamo adottato io e mia moglie Kat. Ma qui a Napoli stiamo aiutando anche tre canili, perché è giusto farlo».

Sua moglie Kat, quando arrivò a Napoli, mostrò delle preoccupazioni. Erano anche le sue? «In Belgio abbiamo degli amici che gestiscono un’agenzia di viaggio e quando un cliente entrava e chiedeva di voler andare in vacanza a Napoli loro provavano a fargli cambiare idea… la città è sporca, c’è la mafia… Sono stati qui con me e Kat qualche giorno e ora loro dicono a tutti quelli che entrano in agenzia: Vai a Napoli, non c’è posto più bello al mondo. Casa mia è un via vai di amici belgi che vengono qui per godersi il sole, la gente, il cibo».

Potremmo proporre a Kat un ruolo di console onorario? «Io e lei adoriamo tutto di questa città. E la viviamo giorno per giorno. Abbiamo casa vicino al mare. Poi il centro è unico al mondo, si mangia in maniera fantastica. Poi con la barca e si va a Ravello, Amalfi, Capri, Ischia, Procida».

Cosa non ama invece della sua Napoli? «A parte le interviste? La lontananza dai miei genitori, dai miei fratelli, i miei nipotini. Anche i belgi sentono la mancanza della famiglia... (ride, ndr)».

Come gestisce la passione dei tifosi? «Io vedo sempre l’aspetto positivo: se le persone vogliono una foto con me è perché mi amano e questa cosa magari a mia moglie, che mi vorrebbe avere per un minuto tutto per sé, può a volte dare fastidio. Ma alla fine piace anche a lei».

Lei visita ospedali. È sempre impegnato nel sociale. Ieri mattina è stato a Nisida. «Bisogna sempre stare vicino a chi ha bisogno di una mano. Mi ha colpito la visita al carcere minorile: lì ci sono ragazzi che hanno fatto delle cose sbagliate. Ora devono stare chiusi lì, hanno fatto degli errori, mi si stanno preparando a uscire. Ma si vede che non mollano ed è giusto che possano rimediare ai propri sbagli. Perché tutti sbagliamo».

Da quale tecnico vorrebbe essere allenato? «Sarri è il top per me».

In conclusione, cosa si aspetta dal 2017? «Vi dico cosa mi aspetto dal primo mese: non dobbiamo sbagliarlo. Dobbiamo pensare a battere la Sampdoria».

A proposito, tre anni fa alla prima del nuovo anno ospite al San Paolo fu proprio la Sampdoria. E lei fece una doppietta. «Ah sì. E spero questa volta di farne tre di gol”.

Fonte: Il Mattino

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