Repubblica – Ecco il motivo dell’ addio del Pipita da Napoli: litigi, ruggini e screzi la rottura coi compagni

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Sussurri, allusioni, cose dette e non dette, lasciate strategicamente un po’ a metà. Il più diretto, se non altro nella forma, si conferma l’incorreggibile Maurizio Sarri: allungando la sua collezione di bip.

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“Certo che l’abbraccerò, ma come un figlio che mi ha fatto incazzare davvero molto”. Nemmeno lui, però, si spinge a pronunciare la parola che nel Napoli si legge sulle bocche di tutti, alla vigilia del velenoso rendez- vous con Gonzalo Higuain: l’ex compagno d’avventura passato al nemico. Chiamarlo esplicitamente “traditore” sarebbe troppo, s’intuisce: anche se i tifosi lo fanno da tre mesi e nessuna voce s’è alzata a difesa del Pipita, dall’interno dello spogliatoio azzurro. “Sono fatti suoi”. Tutti allineati in un gelido silenzio assenso, che la squadra ha utilizzato come uno scudo per non essere coinvolta in ulteriori polemiche. Basta e avanza il danno subito sul campo: con la perdita di un cannoniere da 36 gol in serie A e la beffa di ritrovarselo domani da avversario, nella sfida di Torino contro la Juventus. “Più che un dispetto, gli darei uno schiaffo”, ammicca Dries Mertens con un sorriso furbo. Certo che scherza, guai a chi pensa che stia facendo sul serio. Non erano sempre a cena insieme?

La vigilia del Napoli è fatta di accenni. “Higuain non ci invidia. Ci teme. Ho detto a Sarri di non preoccuparsi, di giocare sereno e far divertire il pubblico” le parole di ieri di De Laurentiis. In realtà sotto c’è una pentola in ebollizione. “Sapete cosa mi disse a febbraio Nicola Higuain? Che suo fratello era l’unico vero campione della nostra squadra e per questo Gonzalo stava pensando di cambiare aria“, ha raccontato di recente il presidente, lasciando intendere di custodire altri retroscena sull’addio, ancora più piccanti.

Meglio che resti zitto, ne va della serenità del nostro spogliatoio “. La curiosità aguzza l’ingegno, però. E a furia di bussare alle porte blindate di Castel Volturno qualche versione comincia a saltare fuori. Il Pipita aveva rotto con alcuni compagni, al punto da spingersi a pronunciare la fatidica frase. O resto io, oppure loro. Tutta colpa di una fronda nei confronti della società in cui l’argentino ha scoperto di colpo di ritrovarsi isolato, mentre Callejon firmava il rinnovo del contratto con il club e altri big (prima Albiol e poi Koulibaly) si convincevano quanto meno a rimandare il loro addio. “Abbiamo deciso di rimanere tutti per un altro anno, per cercare di vincere insieme lo scudetto. Lo farà anche Gonzalo, vedrete “, disse dal ritiro del Belgio Mertens, alla vigilia degli Europei, rivelando così l’esistenza di un patto tra i giocatori.

Solo Higuain non lo ha (avrebbe?) rispettato. “Il valore di un uomo si capisce dalla sua parola… “, scrisse in un criptico tweet Pepe Reina. Non ha mai svelato il destinatario. Era metà giugno e l’ipotesi dell’addio del Pipita pareva lontana. “Io sono molto tranquillo e anche i tifosi del Napoli devono esserlo”, raccontava in quei giorni il campione dal ritiro dell’Argentina. Invece si trattava di un bluff, portato avanti fino alle visite segrete a Madrid e alla firma con la Juve, a fine luglio. Senza neppure una telefonata ai compagni e a Sarri, che aspettava con fiducia l’attaccante nel ritiro a Dimaro e ancora oggi non riesce a farsi passare l’incazzatura. “Da padre a figlio”.

Eppure poteva aspettarselo, il tecnico. Trapela infatti il racconto di un precedente attrito tra i due, che risale proprio alla vigilia della sfida scudetto a Torino, nello scorso febbraio. Storie di pallone,un rimbrotto severo dalla panchina, la ribellione del numero 9, l’allenamento interrotto e pure un seguito dentro lo spogliatoio. Cose che lasciano il segno. C’erano delle ruggini tenute ben nascoste, nella famiglia azzurra. Ma ora è arrivato il momento di giocare a carte scoperte. “Quello”, come lo chiamano i suoi ex tifosi, avrà addosso la maglia bianconera. “E in campo non ci sono amici, solo avversari “, dice Mertens. Scherzando naturalmente.

Fonte Repubblica (Marco Azzi)

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