Sanità: su infermieristory.it il testamento di Marisa Canteralli, prima teorica dell’Infermieristica italiana

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(Adnkronos) – A 18 anni, ad attrarla fu l’autonomia che portava con sé la professione infermieristica. Ma di lì a poco, Marisa Cantarelli scoprì che essere infermiera le piaceva proprio tanto, perché negli anni '50 si poteva già esercitare a più livelli: nelle corsie ospedaliere, sui territori e nell’insegnamento. Oggi la professoressa, prima teorica dell’Infermieristica italiana, avrebbe compiuto 95 anni e nell’ultima intervista rilasciata in esclusiva a Fnopi Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche, da oggi disponibile sul sito "Infermieri oggi e domani" (infermieristory.it) insieme a tante altre testimonianze, restituisce il valore preciso dell’essere infermiera. Parole che incarnano valori profondi, per quanti hanno studiato sui suoi libri o sono stati formati da lei, e per chi esercita quotidianamente la professione. Per tutti gli altri – cittadini, istituzioni e studenti che iniziano il percorso di laurea – l’ultima intervista a Marisa Cantarelli, nella quale condivide esperienze di formazione, lavoro e vita e in cui racconta aneddoti personali e dà consigli preziosi, diventa un’opportunità. Si trasforma nell’occasione di leggere e comprendere le istanze dei professionisti di oggi, guardando il mondo infermieristico attraverso gli occhi di chi ha contribuito a tracciarne la strada. Una strada verso un nuovo modo di fare assistenza, che ha richiesto fin dall’inizio idee chiare, determinazione, voglia di crescere e tenacia: qualità che non sono mai mancate alla professoressa. Nel 2013 l’Università degli studi di Milano le conferì la Laurea Honoris Causa in Scienze Infermieristiche e Ostetriche e nel 2022 fu la volta dell’Ambrogino d’oro da parte del Comune. Quella della Laurea per Marisa Cantarelli è stata una "giornata bellissima perché – ricordava con soddisfazione – mi è piaciuto moltissimo tenere la mia lezione, o meglio ripercorrere il mio curriculum professionale davanti a rettori e professori. È stato molto gratificante". Davanti a quella platea diveniva – riporta una nota di Fnopi – ancora una volta, più chiaro quanto fatto per la professione. Battaglie comprese. Come quella per l’abolizione del mansionario. "Volevo farlo fuori – esordiva sorridendo nella sua ultima intervista a Fnopi –. Ho sempre visto l’infermiere come un professionista. Un professionista sa quale è la sua attività e non ha bisogno di un elenco della spesa che gli dica cosa fare. L’abolizione del mansionario è stata una delle prime battaglie della scuola universitaria. Basta leggere i documenti: la prima richiesta era togliere il mansionario perché eliminava la professione". Una professione, ci teneva a sottolineare la professoressa, che nonostante le difficoltà "è riconosciuta nella società, non si può dire il contrario", ma che, ora più che mai deve scongiurare due rischi: "diventare esclusivamente tecnica e dimenticare che le persone hanno bisogni che l’infermiere deve saper seguire". La via per evitare questi due pericoli per la professoressa Cantarelli era solo una: "la disciplina, ovvero paletti precisi entro i quali farla evolvere". Incardinandola all’assistenza, ovvero al fulcro dell’essere infermiere. Su questo concetto, Cantarelli non è mai indietreggiata – conclude la nota – Non si è lasciata fermare o intimorire neanche quando, appena diplomata, per soccorrere la maestra di una colonia estiva della Marina militare trovò davanti a sé una colonna militare guidata da un generale. Il marinaio che la accompagnava non aveva avuto, vista la presenza del generale, il coraggio di bloccare i mezzi, ma la professoressa dove soccorrere la ragazza: era la sua priorità. "La maestra stava male e io dovevo aiutarla – sosteneva decisa -. In quella colonna militare c’era di sicuro un’ambulanza e allora l’ho fermata io". —[email protected] (Web Info)

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