Quante volte lo ha ripetuto Conte? «Questa squadra sta andando oltre i suoi limiti». Ecco, il “limite” è stato superato ieri sera in una città pazza di gioia. Napoli campione d’Italia per la quarta volta nella sua storia, qui dove avevano vinto solo Maradona, il più grande al mondo, e Spalletti, a 33 anni dal secondo scudetto. Un trionfo alla prima stagione, non una novità per Conte, che piazzò subito il colpo con Juve e Chelsea. Questo scudetto, si legge sul quotidiano Il Mattino, è il riscatto per la squadra (e la società) dopo il precedente mediocre campionato ed è stato possibile conquistarlo grazie all’ottimo lavoro di De Laurentiis sul mercato estivo e del tecnico sul campo. Conte non ha avuto il bomber da 26 reti Osimhen e il magnifico Kvaratskhelia della stagione di Spalletti. Ha vinto con altri valori, anzitutto morali e caratteriali, andando oltre gli ostacoli rappresentati dagli infortuni e dalla cessione a metà stagione del georgiano, non sostituito. Il suo passaggio al Psg sembrava lo spartiacque della stagione e invece il Napoli si è piazzato al primo posto anche senza Kvara, con questo gruppo: l’orgoglio di vincere “da squadra” e non grazie a bravissimi solisti, che peraltro non hanno visto l’ora di lasciare l’amata Napoli pochi mesi dopo il successo del 2023.
Conte, cresciuto con un pallone per strada alla periferia di Lecce, sa qual è la prima cosa che occorre per raggiungere gli obiettivi: il sacrificio. E molto il Napoli si è sacrificato in questo campionato, stringendo i denti nelle difficoltà. Ha giocato ad alti livelli quando ha avuto l’infermeria vuota, poi si sono infortunati giocatori che erano i perni del telaio azzurro, a cominciare dal difensore Buongiorno. Conte sa cosa significa, al di là di qualsiasi retorica, sudare la maglia e sporcarsi le mani e ha trasferito il concetto ai giocatori durante il ritiro estivo e dopo la sconfitta a Verona (0-3) il 18 agosto. Trascorsi nove mesi da quel pomeriggio, Napoli è andata in piazza a festeggiare lo scudetto e questo dà il senso del grande lavoro di Antonio e dei suoi ragazzi. Non ci sono state star come due anni fa ma ciò non significa che non vi fosse qualità. Pensate a McTominay, il migliore acquisto della serie A, autore del primo bellissimo gol nella partita col Cagliari. O a quell’asse Di Lorenzo-Politano che è tornato ad essere punto di forza sulla fascia destra. O a Lukaku, che ieri sera ha festeggiato con Conte il secondo scudetto dopo quello che vinsero all’Inter: giusta l’indicazione di Antonio di puntare su di lui. O a certi bellissimi gol di Raspadori, che ha confermato come si possa essere decisivi pur non giocando sempre.
All’inizio di questa stagione, mentre il Napoli rafforzava il suo primato, Conte ripeteva che era impari il confronto con corazzate come Inter e Atalanta. Ma dentro di lui cresceva la convinzione che questo potesse essere l’anno giusto per «andare oltre il limite» e far sì che la squadra, oltre «a dare fastidio», potesse essere la vera protagonista nella lotta scudetto. Il Napoli non ha battuto le corazzate con una cerbottana, si badi bene. Conte ha recuperato valori tecnici che sembravano definitivamente persi nella stagione 2023-2024 e ha pienamente valorizzato le nuove risorse. Ci voleva una profonda competenza e una forte personalità per gestire la squadra e riportarla lassù. È stata anticipata di qualche settimana la qualificazione Champions ed è poi arrivato lo scudetto.
Tra le indubbie capacità di De Laurentiis c’è quella di saper superare le tempeste e affrontare con determinazione il futuro, azzeccando le scelte. È accaduto alla fine della scorsa stagione, quando – ammessi i propri errori – decise di consegnare il Napoli al manager Conte, assegnandogli il totale controllo dell’area tecnica. Dopo la festa, sudata e meritata, adesso arriva il momento del confronto sui progetti per la prossima stagione. La società ha la forza economica per un importante piano da sviluppare sul mercato. E Conte, al di là del contratto, ricordi cosa disse nei giorni del distacco di Kvara parlando da uomo d’azienda: «Deve essere chiaro che Napoli non è una tappa di passaggio». Dopo lo scudetto ci sono tante altre sfide da vincere con il supporto di nuovi calciatori che arriveranno qui perché convinti dalla solidità del club e dalla presenza di un allenatore che fa la differenza. Non è un caso che uno dei calciatori più prestigiosi e titolati dell’ultima generazione, il belga De Bruyne, lasci il City e valuti l’offerta del Napoli. La rotta è finalmente cambiata.