Napoli pazza di gioia: “Settembre” vince la gara delle nuove proposte. Andrea fa incetta di premi

Al 23enne napoletano anche il premio della critica e delle radio. «Non ho tatuaggi, non faccio rap e sono orgoglioso del risveglio della mia città»

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Poco prima di salire sul palco per aggiudicarsi la sfida finale, ieri sera,Andrea Settembregià staccava di brutto su Spotify il suo rivale Alex Wyse: 7.824.144 per «Vertebre» contro 1.400.116 per «Rockstar». A quell’ora, ma lui non lo sapeva ancora, il ventitreenne napoletano aveva già vinto nella categoria delle Nuove

Proposte il premio della critica e quello della sala radio. E aveva già ricevuto il Premio Nuovo Imaie Enzo Jannacci, consegnatogli dal figlio del cantautore, Paolino, in un incontro moderato da Alvaro Moretti: «Sono onorato di ricevere un riconoscimento che porta il nome di un faro della canzone d’autore italiana», commentava al settimo cielo.

Andrea, così all’anagrafe, anche se il nome di battesimo è scomparso da quello di ditta, non ha tatuaggi, non fa rap, usa i social con moderazione, ha rallentato gli studi all’università ma non vuole abbandonarli, anche se, assicura, «non ho un piano B per la mia vita, non ce l’ho da quando ero bambino. Ho sempre fatto sul serio, sempre saputo di aver intrapreso la strada giusta».

Fammi capire meglio, tanto ormai hai vinto tutto il possibile.
«Io sono dei Colli Aminei, a 7-8 anni ho alzato la gamba e ho detto a mamma Paola: “Io voglio fare questo”. E lei mi ha iscritto a scuola di danza. Poi, però, ho visto mio fratello maggiore, Ciro, che cantava in un coro, e ho capito che cosa volevo davvero fare: cantare».

E che cosa è successo da allora? 
«Ho studiato canto, ho cercato la mia voce. A 10 anni sono andato a “Io canto”, da Gerry Scotti, nel 2019 a “The voice of Italy”, nel 2023 a “X Factor”: non ho mai pensato di poter fare altro che cantare. Studio Logopedia e non voglio smettere, ma la musica mi cura e mi mette in contatto con persone che altrimenti non conoscerei, e che non conoscerebbero me. Devo tanto a mamma, a papà Enzo, felicissimo perché alla cerimonia del Premio Nuovo Imaie ha incontrato uno dei suoi idoli, Dodi Battaglia dei Pooh. Devo tanto ai compagni ed ai professori del liceo linguistico Comenio, che mi hanno lasciato sperimentare tutte le mie passioni artistiche. E devo molto al mio numero fortunato, il 9».

In che senso?
«Io sono nato il 9 ottobre 2001, mio fratello è nato nello stesso giorno del 1996. E il 9/9/2024 ho scritto una canzone che è diventata “Vertebre”: lo so bene perché ho conservato la registrazione vocale di quel giorno. Avevo una cosa che mi bolliva dentro, sono entrato in studio per catturare quell’idea».

«Giochiamo a fare i grandi ma/ piangiamo all’università. Anche io mi sento a volte/ un cane perso in mezzo alla città… Nessuno ci ha mai detto come si ride alla nostra età». Una canzone mengoniana, newpolitana anche nell’uso parziale del dialetto, ispirata, generazionale.
«Sì, nessuno ci ha spiegato come essere ventenni oggi. E io, quando diventerò grande, non saprò spiegarlo ai nuovi ventenni. È il ciclo della vita, bisogna avere il coraggio di buttarsi, di provarci».

Domani esce anche il tuo ep, che ha lo stesso titolo del brano sanremese.
«Sono otto pezzi, un viaggio nella mente di un ventitreenne, nel mondo visto con i miei occhi».

«Strappami la pelle dalla vertebre», canti con voce straziata e straziante.
«È un grido di aiuto, di amore, di condivisione totale, di accettazione della propria fragilità, di esposizione al mondo».

Sei lontano dagli stereotipi del ragazzo napoletano del 2025.
«Ma sono un ragazzo napoletano del 2025, educato da mamma e papà, un ragazzo che ha studiato, una ragazzo che sta costruendo con le sue mani il suo sogno nella sua città. Per me Napoli è “la città” da sempre, ma ora lo sta diventando ancora di più. Mi piace vederla piena di turisti, mi piace il ribollire di creatività artistica».

Quale è la canzone che ami di più?
”Quanno chiove”, Pino Daniele è ‘o masto più masto che c’è. Nel mio ep c’è un brano tutto in napoletano, “Cchiù niente”: nella mia lingua mi sembra di parlare e di suonare meglio».

E adesso che cosa vuoi ancora dopo questa vittoria?
«Lasciatemi cantare. E poi…».

E poi?
«Sono un po’ scaramantico ma… il quarto scudetto del Napoli».

Fonte: Il Mattino

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