L’INTERVISTA – Paolo Cannavaro a Il Mattino: “Quelli con Mazzarri sono stati tre anni fondamentali, era un motivatore”

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Paolo Cannavaro, ex capitano del Napoli, a Il Mattino, ricorda gli anni con Mazzarri allenatore al Napoli per la prima volta, e quella Juve-Napoli che non si dimentica.

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“31 ottobre 2009, il Napoli di Walter Mazzarri è sotto 2-0 all’Olimpico (ex Comunale) di Torino contro la Juventus, ma gli dei del calcio hanno altri programmi per quella partita. Due volte Hamsik e in mezzo Datolo regalano agli azzurri una notte da sogno grazie a una rimonta storica. Il capitano di quel Napoli era Paolo Cannavaro, che a distanza di 14 anni ancora non ci sta nella pelle.
Le scandiamo la data di quella partita poco alla volta: 31 ottobre 2009.
«E chi se la dimentica? È una data storica perché è stata una delle rimonte più belle di tutti i Napoli-Juve e Juve-Napoli che si sono disputati».
Ci apra il cassetto dei ricordi.
«Due su tutti: il gol di Datolo e l’esultanza di Marek con i tifosi. Momenti incredibili. Perché rimontare due gol e superare la Juventus in casa non so a quante squadre sia capitato. Quelli, poi, erano i primi anni di serie A del Napoli, c’era la voglia di dimostrare il nostro valore su un campo complicato come quello di Torino. Insomma: fu tutto magico».
Per lei anche un po’ in più per motivi familiari…
«Beh, dall’altra parte giocava mio fratello Fabio. Ammetto che non l’ho mai preso in giro per quella partita, ma se si parla di Juve-Napoli il sorriso da parte mia ci scappa sempre».
Secondo lei quale fu il segreto di quella incredibile rimonta?
«Quella squadra non aveva mai la sensazione di essere inferiore a qualcuno. Eravamo sempre concentrati al massimo. Non ci rilassavamo mai, nemmeno quando si vinceva, figuriamoci nel momento in cui eravamo sotto di due gol. Probabilmente a un’altra squadra sarebbe crollato il mondo addosso e invece a noi no».
Ci fu anche la mano di Mazzarri che dalla panchina tirò fuori il jolly Datolo.
«La sua grande qualità è sempre stata quella di far sentire importanti tutti i giocatori e questo il gruppo lo coltivava giorno dopo giorno. Da capitano battevo su questo tasto di più anche io. Eravamo una squadra, non titolari e riserve. Alla minima possibilità anche io lo mettevo sempre in chiaro. Il concetto era preciso: se va bene la squadra va bene anche chi gioca meno. E d’altra parte anche quando c’erano da dividere i premi lo si faceva in parti uguali. Queste cose fanno la differenza in un gruppo».
Cosa le ha dato Mazzarri da allenatore?
«Per me sono stati tre anni fondamentali. E parlo sia di crescita professionale che umana. Nel mio futuro professionale da allenatore prenderò certamente spunto dal suo modo di fare».
In particolare?
«Era un costante motivatore. A volte anche molto schietto. E difficilmente si trovano persone così. Riusciva a farti tirare fuori tanto. Era a tratti maniacale, ma senza mai stressare il giocatore. Lo faceva con i tempi giusti e ti faceva capire subito quello voleva. Non aveva bisogno di tenerti in campo tre ore. Detto semplicemente: Mazarri è un allenatore che convince, non obbliga. E lo fa a modo suo».
Oggi che allenatore vede?
«Il calcio si è evoluto tantissimo in questi anni ma sono sicuro che lui sia rimasto attento alla cura dei dettagli: sia a quelli della sua squadra che a quelli degli avversari».
Facciamo un altro passo indietro: Napoli-Juve di Coppa Italia del 26 agosto 2006.
«Credo che nella classifica dei gol più belli nelle sfide di Napoli e Juventus il primo posto sia ovviamente quello di Maradona su punizione, ma subito dopo c’è il mio in quella torrida serata di Coppa. Un gol che sogna ogni bambino tifoso del Napoli: rovesciata contro la Juve. Ancora oggi se lo ricordano tutti. All’epoca non c’erano i social, quindi c’è solo qualche video su YouTube. Vincemmo ai rigori, per tanti anni la definirono la partita perfetta».
Anche venerdì il Napoli avrà bisogno della partita perfetta per fare risultato contro la Juventus?
«Il Napoli ha solo bisogno di spensieratezza. L’altra sera ho visto i giocatori un po’ troppo contratti. Ora è giusto ritrovare serenità e nel tempo auguro alla squadra di trovare anche una buona condizione fisica. Mi sembra quello il problema maggiore. Non conosco i dati ma il mio occhio dice che è quello l’elemento su cui il Napoli deve ritrovarsi, perché tatticamente e tecnicamente la squadra c’è. Certo, gli infortuni poi non aiutano Mazzarri. Quello del terzino sinistro è un ruolo molto delicato e averne uno specializzato è sicuramente meglio».
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