“Osimhen e Kvara da Pallone d’Oro? Merito di Spalletti”

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Leggo nella lista dei 30 candidati al Pallone d’oro che ben sei hanno giocato nella passata stagione in squadre italiane. Per la precisione: tre nell’Inter che è arrivata alla finale di Champions League e tre nel Napoli che ha stradominato il campionato, dimostrando che il calcio è uno sport collettivo e non individuale, come quasi sempre l’abbiamo interpretato nel nostro Paese. Osimhen, Kvaratskhelia e Kim chi avrebbe mai detto, all’inizio della passata stagione, che avrebbero potuto concorrere per un premio tanto ambito? Nessuno. E il merito di questo successo è da attribuire in massima parte a Luciano Spalletti che, nonostante il Napoli avesse ceduto pezzi pregiati come Mertens, Insigne, Fabian Ruiz e Koulibaly, ha saputo costruire una macchina perfetta, puntando tutto sul gioco, divertendo la gente. La conquista dello scudetto è una conseguenza del bel gioco prodotto: se giochi bene, hai più possibilità di vincere.

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Sembra banale o addirittura lapalissiano, eppure non è così perché si domanda ancora, nel 2023, a un calciatore o a un allenatore se sia meglio avere come obiettivo il risultato o il bel gioco. Ma il risultato si può ottenere più facilmente se si pratica un calcio moderno, armonico, collettivo. Mi pare semplice da comprendere, non è una teoria astrusa. Comunque, ritornando alla lista dei candidati per il Pallone d’oro, sono molto felice per i tre ragazzi del Napoli.

Io, guardando la squadra di Spalletti nella scorsa stagione, mi sono proprio divertito ed era un po’ di tempo che non mi capitava. Kvara non lo conosceva nessuno, eppure Spalletti è stato bravissimo a inserirlo nei meccanismi della squadra e a farlo rendere al massimo. Ciò a dimostrazione del fatto che il gruppo migliora il singolo, mentre non si può sempre affermare il contrario. Osimhen è un centravanti moderno, sa attaccare lo spazio, è bravo di testa, micidiale in area di rigore, si muove con i tempi giusti facendo in modo che tutta la squadra lo segua. Ma è stata poi la squadra, con la sua manovra veloce e precisa, a metterlo nelle migliori condizioni per calciare in porta e, di conseguenza, per cercare il gol. Kim, altro sconosciuto, chi avrebbe mai immaginato che potesse diventare un muro insuperabile? Io non me l’aspettavo, e anche in questo caso gli applausi devono essere indirizzati a Spalletti che ha creduto in lui, nelle sue qualità tecniche e fisiche, e gli ha consentito di emergere grazie a una fase difensiva organizzata alla quale partecipavano tutti i giocatori. In queste tre nominations, insomma, vedo un premio al collettivo, in chiara e netta opposizione al calcio individualista.
Autore: Arrigo Sacchi.

 

Fonte: Gazzetta dello Sport.

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