L’intervista – Josè Altafini: “Mi piacerebbe commentare una gara del Napoli. Ribadisco, si può vincere la Champions”

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«Incredibile amisci», lo direbbe ancora oggi José Altafini se potesse commentare le partite di questo Napoli. Lui che oltre ad aver indossato (tra le tante) la maglia azzurra e quella rossonera del Milan è stata una delle seconde voci più iconiche della storia del calcio raccontato dalla tv. Indimenticabili le sue espressioni dalle ricerche delle giocate tra le pagine del «manuale del calcio» ai «golassi» che i giocatori si inventavano lasciato tutti a bocca aperta.

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Ma prima del microfono c’è stato il campo. Con la maglia del Milan ha vinto la Coppa dei Campioni nel 1960.
«È stata la prima volta per una squadra italiana e quindi acquisiva un’importanza maggiore. Con quel successo abbiamo sfatato un tabù e questo ha reso tutto ancora più bello».
Eppure in campionato non stavate messi benissimo.
«È vero. Eravamo quinti o sesti in classifica, ma in coppa andavamo fortissimo».
In quella coppa dei campioni lei fu protagonista assoluto.
«Può dirlo forte. Ho battuto il record di gol che era detenuto da Puskas: 14 gol in 9 partite. Poi sono arrivati Ronaldo e gli altri, che però hanno giocato molte più gare».
Poi è approdato al Napoli.
«Non avevo alternative: ovvero non potevo più restare al Milan».
Perché?
«Il direttore sportivo dei rossoneri era Gipo Viani e ogni volta che la squadra perdeva una partita entrava nello spogliatoio e se la prendeva con me. Ricordo che una volta anche Amarlido prese le mie difese, ma senza risultato».
A quel punto è arrivato il Napoli.
«In realtà era arrivata la Juve, sembrava dovessi trasferirmi lì, ma poi non so perché il Milan mi ha dirottato sul Napoli».
Dove trovò Sivori.
«Ricordo la prima conversazione che avemmo in ritiro. Lui veniva dalla Juve, io dal Milan, ma ci trovavamo in una squadra che non lottava per le primissime posizioni: eravamo un po’ preoccupati. Ma accettammo la scommessa che per noi era del tutto nuova».
E vi siete trovati alla grande.
«Insieme abbiamo fatto delle bellissime cose e soprattutto mi divertivo da morire. Ogni settimana portavamo 80 mila persone allo stadio, e in trasferta almeno 10 mila».
Torniamo alle telecronache: per chi dovrebbe sfogliare le pagine del suo manuale del calcio?
«Kvara è un giocatore incredibile: una bellissima scoperta. È quello che accende la luce ed è capace di giocare pazzesche. Per Baggio dicevo che dove giocava nascevano i fiori, forse per Kvara avrei inventato qualcosa del genere e di sicuro avrebbe segnato qualche “supergolasso”».
Ma quelle sue espressioni da dove venivano fuori?
«Tutta naturalezza e spontaneità. Ho avuto la fortuna di commentare le giocate dei più grandi, da Maradona a Messi, da Ronaldo a Cristiano Ronaldo».
Insomma: niente di studiato?
«Assolutamente no. Non ti può venire sulla a freddo. Le cose belle vengono a caldo».
A distanza di tempo parla ancora con grande affetto di quelle sue telecronache.
«Nessuno ha fatto quello che ho fatto io da seconda voce. Ho imparato tutto dai commentatori brasiliani che erano bravissimi».
Differenze con il presente?
«A me piaceva inventare al momento, mentre oggi i telecronisti dicono sempre le stesse cose. Io per ogni giocata inventavo e facevo ironia raccontando qualcosa di comico della partita, ma senza offendere mai nessun giocatore».
Non se la prendeva mai nessuno?
«Impossibile. Perché quando un giocatore stava giocata male dicevo solo che non era una giornata giusta per lui».
Oggi le piacerebbe commentare qualcosa?
«Il Napoli. Sicuramente il Napoli».
Addirittura?
«Questo Napoli mi avrebbe divertito tantissimo e per ogni azione avrei fatto un commento geniale dei miei. Impossibile rimanere impassibili davanti a tanta genialità nelle giocate degli azzurri».
Merito di Spalletti?
«Nelle sue altre avventure passate ha avuto solo sfortuna. Era ora che arrivasse a vincere qualcosa, è stato un po’ penalizzato dagli episodi».
E dove può portare questo Napoli?
«Tre mesi fa dicevo che il Napoli poteva vincer la Champions e lo penso ancora adesso. Ma attenzione, perché non è solo. City e Real Madrid sono forti. Il real ha giocatori importanti, il Napoli ha Osimhen, ma il City Haaland».
Lei ha giocato con Italia e Brasile: che effetto le fa Retegui, argentino, con la maglia azzurra?
«Non voglio fare polemica, ma dico solo che è un po’ un’esagerazione: ci sono tanti italiani altrettanto bravi».
Da dove seguirà la doppia sfida tra Napoli e Milan in Champions?
«Sono in partenza per il Brasile. Nello stadio del Sao Paulo c’è un posto dedicato a me, una poltrona con il mio nome. È una bella soddisfazione, vuol dire che forse qualcosa in carriera ho fatto».

Fonte: Il Mattino

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