L’intervista . Kim è un muro: «Manchester? Io dico Napoli»

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Manco il tempo di immalinconirsi e pensare che non ci fosse un domani, che il calcio con i suoi sogni stesse evaporando proprio in quell’istante, e stava cominciando un’altra vita, persino un’altra storia d’amore: Kalidou Koulibaly aveva appena fatto le valige, portava con sé non solo sette anni di Napoli ma pure un sentimento possente, talmente forte da sospettare che con lui non si stesse chiudendo un’epoca ma la speranza; e mentre Kim Min-jae si stava avvicinando a Castel Volturno, nella cieca diffidenza d’una estate rivoluzionaria, se n’era andato via l’ottimismo. «Io al mercato non do retta, non so quante volte ho sentito dire certe cose. Io vivo Napoli».  

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Il tempo cancella le rughe dell’anima e Kim Min-jae ha impiegato un battito di ciglia per liberarsi da qualsiasi forma di pregiudizio e scacciare via le ombre del passato: otto mesi dopo, mentre nell’aria c’è profumo di scudetto e nell’atmosfera nelle voci che si rincorrono puntualmente, restano ai margini della propria esistenza. «Ormai ci sono abituato, sono quattro o cinque anni che vengono fuori accostamenti: adesso c’è il Manchester? Io sono concentrato sulla squadra, non penso ancora alla vittoria, Spalletti e il suo staff ci dicono di essere svegli sino a quando alla fine e noi li seguiremo. Non sappiamo cosa accadrà nelle prossime settimane, bisognerà continuare così». 

 

Fonte: CdS

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