“Il Mattino” vota gli azzurri: “Tra le migliori otto d’Europa. La storia è qui”

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. Una notte indimenticabile. Osimhen e i suoi fratelli sono stati strepitosi anche questa volta. L’Europa si inchina e ora sotto a chi tocca: L’abiura della difesa a tre di Glasner è il segnale che l’Eintracht deve osare. Ma è un pianto il gioco teutonico: per ribaltare il 2-0 dell’andata sarebbe servito altro perché impossibile poter sognare senza mai tirare in porta. I tedeschi provocano a soffocare le fonti del gioco azzurro ma per il resto nulla fanno. Il Napoli si adatta, tiene sempre alta la linea di pressione, non si agita più di tanto se lì in area non arrivano chissà quante palle pericolose. Lucido Lobotka, gagliardo Politano fin da subito. Come tutti i geni, Kvara va e viene, ma quando c’è fa paura. Osimhen spietato. Ma qui sognare davvero non costa nulla.

 

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7 Meret

 

Ha una lettura di una situazione esplosiva alla mezz’ora ed è l’unico momento in cui lui è chiamato a tenere le antenne dritte. Kamada è in posizione irregolare ma in ogni caso è molto attento. Ma sono davvero poche le insidie che crea l’Eintracht e lui comunque avrebbe risposto presente.

 

7,5 Di Lorenzo

 

Bisogna vederlo muoversi senza pallone, quando prende il posto di un centrale o mette una pezza ad Anguissa che magari si spinge. L’uomo ovunque: diagonali e tutto il repertorio della geometria applicata al pallone tra rette e uso del goniometro. Non va mai al risparmio, regista e terzino ruvido. Essenziale.

 

7 Rrhamani

 

Nonostante la pressione costante di Borré ha sempre pronto quel piede vellutato ed è improbabile che getti via un pallone anche se magari sembra che sia la cosa più logica da fare. Difficile che perda la bussola e infatti i tedeschi sbattono sempre dalle sue parti. In discesa pure il secondo tempo.

 

7,5 Kim Min-Jae

 

Borré e Gotze gli provano a sprintare nelle vicinanze ma lui ne esce anche di forza se è necessario. Qualche strana amnesia ma rimette sempre ogni cosa al suo posto, correndo pure inediti rischi su Borré. E quando parte palla al piede non lo ferma nessuno. Esce per precauzione.

 

7 Mario Rui

 

Buta impiega pochi istanti per capire che la cosa più complessa sarà comprendere dove sta: corre su e giù e volendo anche spesso da sinistra a destra. Certo, impreciso ma pure lo menano con un certo cinismo e lui, forse ricordando la lezione, neppure accenna a una reazione. Prezioso in copertura.

 

7 Anguissa

 

Sow si pianta nei suoi dintorni e lo costringe a correre più di altre volte: fa capire che anche se c’è da ammucchiare legna lui mica fa il tipo prezioso che non vuole sporcarsi le mani. È una delle fonti che l’Eintracht prova a neutralizzare ma lui come sempre cresce al crescere delle difficoltà.

 

8 Lobotka 

 

La lucidità in pieno recupero di aprire con l’esterno del destro per Politano. Una prodezza. Gotze sottopunta ma è Kamada che si sacrifica e accentra per provare a schermarlo: aggressivo sui centrocampisti tedeschi ma poco coinvolto nella manovra: corre come un forsennato anche per rubare la palla agli altri.

 

8 Zielinski 

 

Con Rode è il duello della qualità. E lui lo straccia. E’ illuminato, come nelle notte più belle (perché non è sempre così?). D’altronde si muove tra le linee e trova ampiezza per via della pressione dei tedeschi che lasciano spazi inusuali. E in certi frangenti è scatenato. Conquista e trasforma un calcio di rigore.

 

7,5 Politano 

 

Un traversone delizioso, millimetrico per la testa del sultano Osimhen. Lenz ammattisce per stargli dietro: si abbassa in continuità per via di quell’ardore agonistico dell’azzurro che è una spina ficcata nel fianco. Recupera palle a ripetizione. Che roba.

 

8,5 Osimhen

 

Ma dove arriva? Lassù dove osano le aquile. Resta in cielo, quasi immobile, per un tempo indefinito prima di colpire di testa. Spettacolare. N’dicka impreca perché è forse il primo errore. Ma lui è un serpente letale, un morso e sei morto. Come nel secondo tempo, per un gol facile facile.

 

7,5 Kvaratskhelia

 

I geni sono così: a volte sembra se ne stiano per conto loro a bersi una limonata ma appena si svegliano (18’) Buta e Knauff vanno a vuoto. Poi fallisce il vantaggio al 42’. Nella ripresa prende e parte che è una bellezza. Ha sempre almeno due uomini che devono preoccuparsi di quello che gli passa per la testa.

 

6,5 Juan Jesus

 

Rieccolo il brasiliano che si piazza come con l’Atalanta a presidiare il fortino che vede là davanti il solito Borré: non ha il piede per impostare del coreano, ma saltarlo non è mica compito da scolaretti. Linea sempre ordinata con il resto della banda difensiva, senza una sbavatura.

 

6,5 Lozano

 

Dal 66’ in campo anche per comprendere a che punto è il suo recupero fisico: non proprio scoppiettante, ma è diligente, ordinato, persino eccessivamente rinunciatario. Forse perché capisce che non ha senso correre rischi rischiando infortuni: meglio provare la gamba e puntare ad altri momenti di gloria.

 

sv Ndombele

 

Nelle mischie che comunque nel finale l’Eintracht crea, lui prova a piazzare la sua massa muscolare: molto avanzato, quasi alle spalle del tridente nella parte finale della partita: non ha il passo della sottopunta, però è bello vederlo in pieno recupero buttarsi in scivolata per recuperare un pallone al limite dell’area.

 

sv Elmas

 

Non c’è più nulla in campo quando entra lui, nel senso che quelli dell’Eintracht hanno ormai alzato la bandiera bianca: si piazza all’esterno ma è più spesso nella sua metà campo che in quella avversaria. Lui quando ha la palla si diverte a giochicchiare ma non c’è neppure più voglia di affondare il colpo.

 

sv Simeone

 

Dieci minuti per il Cholito con il tridente che viene cambiato radicalmente: lui si piazza là davanti a tutti sperando nella palla lunga che possa esaltarlo. Niente, la note triste della serata è che non arriva il gol dell’argentino, cocco del Maradona per via del fatto che ogni volta che può segna ed è felice.

 

9 Spalletti 

 

Dice: noi siamo così, provate a prenderci se ci riuscite. È una macchina perfetta, vero, ma pure spietata. E non si tramuta mai in null’altro: va avanti con la personalità del suo allenatore. Non pensa a difendersi e a gestire la gara (il quasi 60 per cento di possesso la dice lunga) neppure partendo dal 2-0 dell’andata. Ha creato qualcosa di magico, esaltando le qualità dei suoi uomini d’oro.

 

Fonte: Il Mattino

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