Il tifo diventa business e spunta il pizzo per i venditori

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Come prevedibile, più passano i gironi più è difficile contenere l’entusiasmo in città. In molti sembrano aver messo da parte la scaramanzia e sono comparse sagome, bandiere, striscioni. L’euforia, si sa, è contagiosa e qualcuno prova a trasformarla in profitto. Sono comparse bancarelle più o meno improvvisate che vendono di tutto. Decine di migliaia di pezzi la cui vendita, questo il cruccio degli investigatori, non è escluso che possa, almeno in parte, arricchire le organizzazioni criminali. Per cui sono cominciati i sequestri. L’ultimo ad Arzano, dopo che la scorsa settimana si era intervenuti in un magazzino tra Portici ed Ercolano. Migliaia di euro di merce contraffatta, con la dicitura “S.S.C. Napoli Official Product”. Un business su cui è difficile pensare che la camorra non abbia messo gli occhi. A far gola gli stessi venditori ambulanti, molto spesso costretti a pagare una sorta di pizzo, tassa, alle cosche che controllano il territorio. A Pianura, per esempio, il tentativo di imporre il pizzo da parte di uno dei sodalizi locali, avrebbe scatenato la reazione dei rivali e non si esclude che, il ferimento di un diciannovenne, la scorsa sera a Mergellina, possa riferirsi proprio a tale situazione.

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Fonte, Luigi Sabino, Il Mattino
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