Il Mattino vota gli azzurri – Dopo 25 giornate può anche succedere…

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La più bella del reame può pure farsi perdonare una notte così. Una sbandata, che male c’è? Tatticamente gara tosta perché la Lazio è racchiusa in 25-30 metri, con una linea altissima: Sarri crea un recinto che prende d’assedio Lobotka a cui viene spenta la luce. Il Napoli perde il faro a centrocampo, si ridimensiona, il ritmo è blando perché Anguissa latita. Tiri in porta del Napoli nel primo tempo non ce ne sono: una cosa talmente rara che se ne era persa la memoria. Osimhen è troppo solo, Kvara non in serata di grazia, sorreggono la truppa il coraggio e la consistenza di Kim e Rrahamni che non conoscono notti di apatia. Nel momento migliore, arriva il missile di Vecino. Con il 4-2-4 delle disperazione aumentano solo i rischi.

 

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6 Meret

È altrove quando Di Lorenzo rinvia sulla linea di porta, potrebbe essere una serena serata al chiaro di luna se solo ci fosse la luna. Il golazo di Vecino lo vede partire con ritardo ma è un bolide su cui non dà l’impressione di poter fare molto di più: per il resto non ha occasioni per potersi riscattare. Perde l’imbattibilità che durava da 5 gare.

6,5 Di Lorenzo

Come un gol, il salvataggio sulla linea praticamente all’alba della partita, sul colpo di testa di Vecino. Difensore prorompente, gioca come chi sa di avere doti quasi smisurate. Su Zaccagni deve tamponare un po’ ovunque. Il mestiere lo sorregge ed è sempre preciso anche come play aggiunto

6,5 Rrahmani – Immobile non ha spazi ma è Luis Alberto che gli salta al collo per provare a impedirgli di impostare il gioco: a tutti va sempre male, in fondo il gol arriva con un tiro dai 35 metri. Immobile si leva sugli scudi per la gara di sacrificio che fa su Lobotka, non certo per i pericoli che crea nell’area azzurra.

 

6 Kim Min-Jae – Il muro di granito si alza al minuto 20 quando Milinkovic-Savic piazza il piattone e arriva il coreano. è irrinunciabile, dà concretezza e densità alla fase di rilancio e non si distrae. Sensazionale la parata di Provedel che gli nega il gol del pareggio. Idolo del pubblico di casa, ogni intervento è un’ovazione.

 

6 Olivera  – Felipe Anderson ci mette la sua presenza fisica e agonistica fin dalle battute iniziale ma a parte qualche blitz non brilla. Un po’ opaco nei tempi di reazione e nelle ripartenze. E le cose vanno decisamente meglio quando entra Pedro: va fuori perché serve cambiare impostazione di gioco.

 

5 Anguissa – Luis Alberto nella parte iniziale non fa una gran fatica a tenerlo a bada. Uno pensa: si sa, è una specie di auto col motore diesel, si scalda col passare dei minuti. E invece stavolta la svolta non arriva mai: non dà peso al centrocampo, non è certo l’avversario tonico che i laziali si aspettavano. E gira parecchio a vuoto.

 

5,5 Lobotka  – Anche Immobile lo scherma in fase di avvio della manovra ed è uno sforzo quello di Ciro che mette difficoltà lo slovacco: poi c’è una specie di rombo con ai lati Vecino, Milinkovic e Luis Alberto che completano la trappola sarriana. Senza di luci, c’è il blackout. Prezioso solo in fase di recupero

 

6,5 Zielinski  – In fase di costruzione si ritrova con Vecino che riesce a pestargli piedi e idee ed è quello che più spesso si trova libera tre le linee. In certi momenti è assatanato, in altri distratto. Alcune azioni sono travolgenti, in qualche altra si fa travolgere. Più costante nella ripresa.

 

5 Lozano  – Hysaj va sulla fascia sinistra, che non ha mai amato, proprio per provare a togliere fiato al messicano. Le prova tutte, bravo ma anche anarchico, e alla lunga è più fumo che arrosto. Da un certo momento in poi sempre in affanno. Non è serata di gloria neppure per lui anche perché qualche volta appare pure senza voglia.

 

6 Osimhen  – Non segna dopo 8 gare per colpa di un palo, una notizia. Patric e Romagnoli lo sbranano a lungo, poi al primo innesco lui esplode e costringe Patric a rimediare il giallo. E’ il nemico pubblico numero uno, tant’è che spesso sono in tre attorno a lui. Prende botte, un po’ nervoso, davvero troppo solo. .

 

5 Kvaratskhelia  – Nelle poche volte che Marusic se lo perde, si ritrova addosso Patric in versione croce rossa. Cerca sempre il gioco di prestigio, ma fallisce la misura di molti passaggi. Può capitare di tanto in tanto, Un po’ fuori partita.  La respinta sui piedi di Vecino è colpevolmente troppo morbida e centrale.

 

5 Elmas – Ha bisogno di un palleggiatore Spalletti e dal 70’ si affida al macedone che sa far tutto. Fa una grande percussione dopo qualche minuto in cui pecca di egoismo: prende un giallo per su Cancellieri: non ha lo stesso impatto avuto con l’Empoli. Perde palle piuttosto pericoloso e si intestardisce in maniera inspiegabile.

 

5,5 Politano – Da quel lato serve ben altro per poter attaccare alle spalle di Hysaj e Luisi Alberto, ma non è che lui riesca a fare molto meglio di Lozano. Qualche cross in più ma anche in certe circostanza appare stranamente tenero, soprattutto quando c’è da dare una mano un fase di copertura. Da quel lato ci sono solo praterie.

 

sv Simeone – Entra per dare vita a un nuovo assetto con un 4-2-4 che sembra la mossa delle disperazione. Fa impressione la sua rincorsa all’indietro con cui ferma Cancellieri ed è l’unico spunto in cui si nota che c’è il Cholito. Per il resto solo tanta corsa, tanta voglia, ma in area non arriva un palla.

 

sv Ndombele  – Si piazza con Elmas come centrocampista centrale, in uno schieramento decisamente d’assalto a partire dal minuto 82’: prende calci, ma là nel mezzo la Lazio ha alzato una muraglia che davvero difficile da affrontare quando la squadra gioca così stranamente sottoritmo

 

sv Zedadka- Si piazza a tre il Napoli indietro per gli ultimi minuti in un 3-4 e fantasia che coincide con l’esordio stagionale proprio nel recupero: pochi minuti, meno di 4 per poter assaporare la gioia della prima volta, anche se poi arriva una sconfitta che certamente non è colpa sua.

 

5 Spalletti  – Dopo 25 giornate può arrivare pure il momento che arrivi qualcuno che giochi a scacchi come te e ti possa incasinare la serata. Succede. A Sarri riesce a lungo di fare quello che di solito fa il Napoli in maniera codificata ed abituale: la palla tra i piedi azzurri gira lenta, qualche volta non gira proprio. Il ritmo cambia nella ripresa e così l’inerzia. Ma arriva il gol laziale, allora si aggrappa a un 4-2-4. Ma è una serata storta. Capita.

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