L’Inter di Herrera, il Milan di Sacchi, il Milan di Ancelotti e il Napoli di Spalletti (Grafici)

Il Napoli di Spalletti destinato all'Olimpo dei grandi

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Cosa manca al Napoli attuale per essere paragonato alle grandi italiane che hanno dominato, ciascuna a modo suo, in Europa? E l’altra: questo Napoli può davvero aprire un ciclo italo/europeo come l’Inter di Herrera, il Milan di Sacchi e il Milan di Ancelotti?

 

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IL CICLO

                             

L’Inter di Helenio Herrera iniziò a vincere nel 62-63 e smise nel 65-66, quattro anni con 3 scudetti, 2 Coppe dei Campioni e 2 Coppe Intercontinentali. Vinceva e dominava in Europa con una difesa di ferro e col talento dei suoi attaccanti, a cominciare da Sandro Mazzola.
Il Milan di Sacchi durò lo stesso numero di anni, lo scudetto nell‘87-88, 2 volte la Coppa dei Campioni, due volte la Coppa Intercontinentale, due volte la Supercoppa d’Europa, una la Supercoppa Italiana. Arrigo conquistò l’Europa e poi il pianeta col suo calcio totale, aggressivo, fisico e ricco di campioni.
Infine il Milan di Ancelotti che si è protratto più a lungo nel tempo grazie a svariati e azzeccati ritocchi, con uno scudetto, una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana, due Champions League, una finale di Champions League, due Supercoppe d’Europa, una Coppa del Mondo.
Sul piano della qualità pura è questa la squadra a cui il Napoli di Spalletti si avvicina di più. Ancelotti aveva riempito il Milan di numeri 10 (Pirlo, Seedorf, Rui Costa tutti insieme) e il Napoli di oggi ha perfino un terzino che ha il tocco del 10, Di Lorenzo (riguardare e rimirare l’assist per il palo di Lozano e il colpo di biliardo di sinistro per il 2-0). La domanda era se il Napoli può aprire un ciclo come questi suoi grandi predecessori. Può farcela solo a un paio di condizioni: che Spalletti resti ancora per qualche anno sulla panchina e che De Laurentiis, sempre per due o tre anni, non ceda alle lusinghe che arriveranno per i suoi campioni, ma segua la linea di Angelo Moratti e Silvio Berlusconi. Può anche darsi, come ha detto il presidente, che gli allenatori non sono tenuti a conoscere tutti i giocatori del mondo, ma di sicuro lui ha un allenatore che tutto il mondo gli invidia.

Fonte: CdS

 

 

 

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