Bernardeschi: “Napoli cannibale, Kvara è uno dei talenti più forti d’Europa. Juve? Spero che gli scudetti conquistati non ci vengano tolti”

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L’ex Juve

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«Il Napoli va come un treno, Kvara è uno dei talenti più forti d’Europa e credo che anche in Champions gli azzurri possano togliersi delle belle soddisfazioni». Parola di Federico Bernardeschi, ex Fiorentina e Juventus, ora stella indiscussa della Mls, talento del nostro calcio che Mancini tiene sempre in grande considerazione, campione d’Europa con Di Lorenzo, Meret e Raspadori, compagno di squadra di Insigne al Toronto. E tre scudetti vinti con la Juventus. «Vedo tanta confusione da qui, un dominio indiscusso ma capisco anche che per quelli del Milan o dell’Inter il contraccolpo psicologico a inseguire una squadra che non perde mai è enorme».
Bernardeschi, capitava anche a lei quando con la Juventus dominavate in serie A.
«Certo, e sa cosa succedeva? Quando venivano a giocare contro di noi c’era una specie di blocco psicologico da parte degli altri, tutti ci affrontavano dicendo: Beh, tanto perdiamo. E mi pare che è quello che sta succedendo a chi affronta il Napoli. Pure la Roma, pur giocando bene, alla fine si è arresa. Senza farne un dramma».
Un dramma, non solo sportivo, è quello che sta vivendo la sua ex squadra, la Juventus.
«Una vicenda che colpisce, mi spiace per i ragazzi che stanno vivendo questa situazione. Chiaro che anche quello che succede fuori dal campo incide sui risultati: non siamo robot, siamo essere umani, con emozioni, sentimenti, con valori, principi. Quando si leggono certe cose, impossibile che ti scivolino addosso».
Teme qualche sanzione per la vicenda?
«Per gli stipendi, non lo so quello che succederà. Spero che gli scudetti conquistati non ci vengano tolti. Sarebbe una ingiustizia, enorme. Che c’entra l’aspetto calcistico? I conti della società vanno al di fuori delle prestazioni sportive».
A 28 anni è uno di pochi big non sul viale del tramonto a scegliere la Mls. Perché?
«Potevo restare anche in Italia, con De Laurentiis ho parlato e l’ipotesi Napoli mi avrebbe fatto piacere. In quel 4-3-3 di Spalletti mi sarei trovato a meraviglia: ma ho scelto Toronto perché sono sicuro del livello di questo torneo. La serie A vista dal Canada dà l’impressione di essere in una fase di transizione: il nostro calcio non produce tanti talenti anche perché nei nostri settori giovanili si investe meno che altrove».
Cosa è successo dopo Wembley?
«Penso che siamo campioni d’Europa ma non abbiamo mai giocato un Mondiale, né quello in Russia né questo. Un paradosso. Dopo l’Europeo abbiamo sbagliato qualcosa, ora il ct Mancini sta lavorando bene per rilanciare la Nazionale».
Sorpreso da questo Napoli?
«Questo Napoli non nasce dal nulla. Ha una programmazione alle spalle che viene da lontano: De Laurentiis sono cinque-sei anni che allestisce una squadra che può lottare per il primo posto. Ha una visione vincente ed è normale che, tenta e ritenta, prima o poi vinci. E lo fai con merito».
Poteva riuscirci anche nel 2018, nell’anno dei 91 punti di Sarri?
«E chi la dimentica la notte del gol di Koulibaly? Ecco, né io né altri dormimmo, quella sconfitta ci fece tremare. Davvero pensammo che ci avrebbero potuto scavalcare».
Chi più la stupisce di questo Napoli?
«Kvara. Non solo per le sua accelerazioni, ma per il modo con cui impatta ogni gara: sempre al 110 per cento. Chi gioca a calcio lo capisce che è un fenomeno perché questo genere di approccio è tipico solo dei grandi campioni».
L’aver praticamente già vinto lo scudetto, può aiutare il Napoli in Champions?
«La tranquillità del campionato deve essere gestita. Io penso a quando siamo usciti fuori con l’Ajax: avevamo già chiuso il discorso scudetto e per settimane pensammo solo alla Champions. E fummo eliminati nonostante, sono certo, fossimo i più forti di tutti. Vincere ti allena a vincere la partita dopo. Non so, quindi, se può essere un vantaggio…».
Come si gestisce un vantaggio di 13 punti?
«Godendosela tutta, ogni momento da qui al trionfo. Stando sulla cresta dell’onda, surfando sulla felicità».
E chi sta dietro come fa a non mollare?
«Lì è più complicato trovare stimoli: bisogna pensare partita dopo partita, giocare ogni gara come se fosse una finale».
Spalletti che tipo è?
«È sempre stato un grande allenatore, io ho sempre sperato di essere allenato da lui, toscano come me. Ha sempre dimostrato il suo valore, in ogni squadra ha sempre creato un’alchimia vincente».
Insigne le fa sentire le canzoni napoletane?
«Abbiamo giocato tanti anni in Nazionale e fino ad adesso no. Ma spero che lo faccia…».
Lo manda un messaggio a Raspadori, Di Lorenzo e Meret se vincono lo scudetto?
«Certo, Jack ha qualità, si merita di stare lì, si merita anche questo momento, il Napoli è la dimensione giusta per uno forte come lui. Crescerà tanto e vincere in una città come Napoli, per Raspadori e Meret sarà di aiuto anche in ottica Italia. Di Lorenzo? Merita di vincere lo scudetto da capitano, perché è uomo vero e so quanto ha lavorato per arrivare a questo punto della sua carriera, un uomo vero».
Il 23 marzo c’è Italia-Inghilterra al Maradona. Lei ha impegni per quel giorno?
«Sono qui in Canada in un campionato che è di alto livello e per vincere con Toronto la Mls. Non è semplice ma ci proviamo. Questo è un calcio difficile, fisicamente sono bestiali, se non sei apposto sotto il profilo atletico fai fatica. Sono certo che venire qua non sia un passo indietro nella carriera».

 

Fonte: Il Mattino

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