Ancora tabù per Victor, i tre difensori nerazzurri non gli hanno dato mai respiro

Anche ieri sera la difesa dell'Inter ferma il nigeriano, ma lui ripartirà più forte di prima

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Un anno fa ci ha rimesso la testa, stavolta ha rischiato di perderla tra i mille pensieri che trascinerà con sé da Milano al rientro a Napoli. Victor Osimhen non ha gran feeling col Meazza e con l’Inter, mette a registro un’altra notte che farebbe bene a dimenticare, certo stavolta solo per motivi tecnici, per la prima sconfitta in campionato e per una prova, singola e collettiva, rivedibile. Era andata decisamente peggio il 21 novembre 2021 quando, dopo uno scontro aereo con Skriniar, l’attaccante nigeriano rimediò fratture multiple scomposte dell’orbita e dello zigomo sinistro con annessa operazione, lungo stop e mascherina che ancora oggi indossa fiero, tra scaramanzia e protezione.

 

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MURATO. Osimhen è stato il primo a provarci e l’ultimo a mollare, ha fatto scorta di generosità e buoni propositi, ma è tornato a casa col sorriso smarrito, lo sta ancora cercando, dopo aver provato invano a iscriversi alla partita. Il tridente Skriniar, Acerbi, Bastoni ha saputo arginarlo, l’ex centrale della Lazio lo ha marcato a uomo e l’ha seguito fino a centrocampo anticipandolo spesso e impedendogli di sopravvivere nel ripetuto e avvincente duello da cui, strano ma vero, Osimhen è uscito sconfitto. Una battuta d’arresto, la sua, figlia delle difficoltà collettive di una squadra che non è stata in grado di servirlo come avrebbe voluto e meritato. Osimhen si è mosso tanto, come sempre, ma non sono arrivati palloni giocabili e pochi ne ha avuti, anche sporchi, da ripulire con la sua solita artistica foga.

STOP. Osimhen si gode la vetta solitaria dei marcatori di Serie A a quota nove, ma è felicità effimera, dura un istante, poi è singola e neppure la si può condividere. Osi avrebbe sperato di raccoglierne altre di soddisfazioni per la prima del nuovo anno da scartare coi compagni, invece si è arreso dopo novanta minuti di tentativi. Era stato proprio lui a segnare uno dei tre gol all’Udinese prima della sosta, erano stati sette in sei partite prima del Mondiale, Osi era in un momento di forma straordinario e sperava di confermarsi a Milano. Il Meazza invece si è confermato, per il Napoli e per lui, stadio tabù, da ricordare solo per motivi infelici, avaro di gioie, teatro di dispiaceri raccolti nel giro di pochi mesi. Eppure a settembre proprio il Napoli superò il Milan blindando la vetta, ma in quel caso il nigeriano era ancora ko per l’infortunio al bicipite femorale, segnò il suo secondo sostituto dopo Raspadori, Simeone, mentre lui tifava per i compagni dall’infermeria.

INCIDENTE. Ne aveva trascorso tanto di tempo fuori anche dopo l’infortunio con Skriniar dello scorso anno. Lo scontro aereo gli costò sei placche e diciotto viti in titanio sulla mascella dopo una lunga operazione con prognosi di novanta giorni e uno stop effettivo di due mesi che lo costrinse a saltare anche la Coppa d’Africa. Osimhen voleva riscattare quell’episodio, che poteva costargli caro, ma contro l’Inter è arrivata un’altra sconfitta. Non è stata un consolazione averla vissuta da protagonista fino alla fine senza imprevisti. Ci riproverà ancora.

Fonte: Cds

 

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