“La festa del papà”. Extra Napoli con la ciliegina Osimhen

Dopo la nascita della figlia, oggi test decisivo per il nigeriano

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La festa del papà. Il neo papà Osi: è arrivata una bimba, ieri, ad arricchire la sua vita. Uno scricciolo nato a Napoli, una figlia napoletana che lui è corso ad abbracciare saltando (di gioia) con tanto di giustifica, complimenti e sigari all’americana l’allenamento che avrebbe potuto consacrare il suo rientro in gruppo. Il ritorno dopo altri due giorni di duro lavoro in solitudine per smaltire gli ultimi ricordi dell’infortunio rimediato con il Liverpool: una lesione di secondo grado al bicipite femorale della gamba destra che gli ha impedito di giocare cinque partite e mezza. Cioè il secondo tempo con i Reds, tra l’altro mandati letteralmente in tilt in quaranta minuti di percussioni a mille all’ora. Dall’epoca è trascorso un mese – preciso – e Victor sta letteralmente esplodendo: scalpita, non vede l’ora di giocare, non ne può più di stare a guardare e ha voglia di entrare già nella lista dei convocati per la trasferta di domenica a Cremona. Non resta che attendere la benedizione medica e poi comincerà un’altra storia. Magari grandiosa, magari più grande di quella che il Napoli è riuscito a scrivere anche senza di lui: sempre vincente, sempre a segno, addirittura tennistico con l’Ajax. Però anche accompagnato da una considerazione insistente: e pensare che manca ancora Osimhen. Già: ancora per poco.

 

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FAI PRESTO. E allora, i giorni di Osi. Il grande assente dell’ultimo periodo di gloria e vittorie: cinque, per la precisione, messe in fila tra il campionato (Spezia, Milan e Torino) e la Champions (Rangers e Ajax). Cinque e mezza, dicevamo, se includiamo anche la parentesi con il Liverpool aperta e chiusa senza di lui: due gol con Victor, grande protagonista della prima parte nonostante un rigore sbagliato, e due dopo il suo infortunio. Dettagli, accademia. Sono sostanziali e contano molto, invece, le parole che Spalletti ha pronunciato dopo la storica notte di Amsterdam: vogliamo recuperare Osimhen, abbiamo bisogno di lui. Sì, concetto chiarissimo come la successiva valutazione del signor Luciano: al netto del rendimento di Simeone e Raspadori sarà ogni volta un piacevole problema comporre l’attacco. Ma un sospetto, beh, è molto fondato: sarà comunque un attacco delle meraviglie.

LA SPINTA. L’assenza di Osi, inarrestabile figlio del vento e uomo di variabili tattiche uniche per il suo genere di centravanti-velocista e lottatore irriducibile, ha paradossalmente regalato al Napoli certezze che prima non erano mai state carpite: un campionato fa, dati alla mano, la squadra aveva subito un contraccolpo tangibile dopo il tremendo infortunio al volto di San Siro, e invece questa volta la lontananza di un uomo fondamentale ha spronato e responsabilizzato il gruppo. Tutti, dal primo all’ultimo: manca un giocatore decisivo? Bene, ognuno ha dato il doppio. Il meglio. E i numeri non tradiscono: cinque vittorie e 15 gol in totale (9 in Champions e 6 in campionato). Diciassette se contiamo anche i due con i Reds.

L’ATTESA. Il peggio, però, è passato: le terapie hanno funzionato, le risposte sul campo sono state molto convincenti e Victor è praticamente guarito. Pronto a rientrare, sì: se oggi lo staff medico darà il placet, potrebbe non soltanto lavorare con la squadra ma anche correre verso Cremona. Verso la prima convocazione dopo un mese sul divano: la priorità dichiarata di Spalletti, del resto, è ritrovarlo innanzitutto in gruppo a prescindere dalla prospettiva di una panchina iniziale, e poi eventualmente si vedrà. Meglio ragion are con cautela, step by step come ha scritto anche Osi qualche giorno fa sugli immancabili social. E se nella peggiore delle ipotesi il rientro dovesse slittare a mercoledì con l’Ajax, beh, sarà comunque una settimana da ricordare per tutta la vita.

F. Mandarini (CdS)

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