Spalletti: “Il solo talento non basta, oggi gli attaccanti dovranno sacrificarsi”

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È in forma, Luciano Spalletti. Fa qualche mossa di boxe per dimostrare che la clavicola non gli dà più problemi. I problemi, semmai, può darglieli oggi Juric.

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Spalletti, i tre punti di San Siro cambiano la visione di questa stagione? «L’alta classica è affollata. E parecchio. E credo che sarà così ancora per molto. Noi ci stiamo adattando bene, la cosa difficile è continuare non solo nei risultati ma anche nell’atteggiamento. Ma fino ad adesso sono soddisfatto. Le squadre forti stanno producendo un buon calcio. E noi il nostro discorso lo abbiamo portato avanti bene».
Cosa si aspetta oggi? «Dopo la gara con il Milan mi sono arrabbiato perché non abbiamo avvertito così forte il pericolo in area in certi momenti, non siamo riusciti a fare cose differenti a quelle che sappiamo fare bene. Ecco, il talento da solo non basta mai. Noi con il Torino dobbiamo andare a sbattere sugli avversari. Chiunque essi siano, comunque si chiamino».
Che Napoli ha ritrovato? «Non è che tornano e ci sono sorprese perché lo staff medico monitora tutti i giorni quelli che vanno nelle proprie nazionali. Vero, li ho rivisti solo ieri mattina. Ma abbiamo bene a fuoco il discorso, le idee sono chiare a tutti. Sono già presenti con la testa e pronti per la partita».
Queste dodici partite in 40 giorni possono essere un crocevia? «Non ho mai visto assegnare uno scudetto a settembre o a ottobre. Si vincono a giugno. Ogni gara ci serve a ricordarci se siamo forti o no. Ogni volta dobbiamo fare le stesse cose, ci vuole impegno costante non solo nella ricerca di un risultato ma nello sviluppo anche degli allenamenti. Gli atteggiamenti devono essere corretti, ogni partita ha un valore particolare. Non penso che un risultato possa cambiare la storia di un campionato. Può dare solo una spinta ulteriore».
Raspadori o Simeone? «Uno può essere titolare 60 minuti e l’altro 40. Tanto puoi determinare la partita anche nei 40 minuti che giochi. Con le cinque sostituzioni è così: giocano tutti, non conta chi inizia e chi entra. Bisogna dare minutaggio, dosare, portarli in condizione. Come Juan Jesus e Ndombele che hanno lavorato e sono cresciuti moltissimo. Ndombele in particolare è uno di quelli che sa dare sportellate. Non sei la riserva se giochi dopo un altro, soprattutto se fai vincere la partita».
Cosa teme da Juric? «Le caratteristiche del Torino sono particolari. Gli attaccanti dovranno sacrificarsi per non far andare il centrocampo in inferiorità numerica. Bisogna essere abili nelle esecuzioni, nel far bene anche le cose che non sappiamo fare meglio. Perché noi vogliamo vincere le partite difficili, non quelle facili».
Raspadori ha stupito tutti con l’Italia? «Jack è giocatore forte, ha muscolo, calcia bene di destro e di sinistro, sente la casina (la porta, ndr). Sa fare tutto, per questo lo abbiamo pagato tanto».
Cosa vuole migliorare? «Non mi piacerebbe rivedere qualche errore davanti al portiere. Certi gol vanno fatti. La maturazione passa per qui: questa è la mia palla e la porto a casa io deve dire l’attaccante là davanti. Non la lascio a te. Ci sono attaccanti che danno impressione che sia una giornata pigra, lasciano certe giocate al difensore. Poi l’esperienza ti insegna che basta un pallone che devi fare tuo per decidere la partita».
Fonte: Il Mattino
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