Riccardo Ferri: “Con Mancini siamo in ottime mani, Wembley è grandioso”

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È una sfida che sa d’altri tempi, Italia-Argentina, con un retrogusto amaro per chi sa che tra qualche mese non sarà ai Mondiali. «Loro invece ci andranno, quindi non sarà la stessa cosa in campo» le parole al Mattino di Riccardo Ferri, ex difensore azzurro che sarà spettatore interessato ed era in campo nella famosa sfida ufficiale tra gli azzurri e l’albiceleste del Mondiale ’90 a Fuorigrotta.

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Con l’Argentina è sempre una partita speciale? «Non potrebbe essere altrimenti, anche se si scendesse in campo per un’amichevole. C’è sempre chi vuole vincere da una parte e dall’altra perché ci si gioca qualcosa in più».
Che Finalissima si aspetta? «Inevitabilmente le squadre avranno atteggiamenti diversi. Entrambe hanno fatto un percorso importante nel recente passato, ma l’Argentina sarà al Mondiale e l’Italia no».
Lei ha trovato una spiegazione? «No, perché non c’è. E forse il calcio è bello anche per questo. Ora dobbiamo guardare solo avanti».
Mancini lo sta già facendo. «Conoscendo Roberto e il suo staff non potremmo essere in mani migliori. Siamo una nazionale in costruzione, c’è una transizione dal vecchio progetto a uno nuovo. Mancini è un ottimo ct ma soprattutto un bravissimo scout: ha già individuato chi può far comodo al prossimo ciclo della nazionale. Ma bisogna avere pazienza».
Pazienza per tornare a vincere? «Piuttosto pazienza per quello che accadrà. Alcuni calciatori sono alla prima convocazione, altri non hanno molta esperienza. Non dovremo dare subito giudizi affrettati».
Italia-Argentina è anche la partita di Maradona: perché non giocarla a Napoli? «Sarebbe stato bello, ma ormai è tardi. Forse proprio per il troppo legame con Diego non è stata scelta Napoli. Cerchiamo di guardare il bicchiere mezzo pieno».
Cioè? «Wembley è uno stadio grandioso, sarà un debutto importante per chi non ci ha mai giocato, un battesimo del fuoco per i più giovani».
Invece come ricorda Fuorigrotta nel ’90? «Eravamo consapevoli di andare a giocare nel giardino di casa di Maradona. Non fu proprio la scelta migliore per l’Italia».
Chi marcava Diego quel giorno? «Io avevo Caniggia e Maradona era di Bergomi. Ma ci scambiavamo in continuazione la marcatura. Ricordo perfettamente la fatica fatta per provare ad arginare le magie che tutti hanno visto».
Il Maradona è stato anche casa di Insigne: saranno le ultime partite in nazionale? «Se fosse rimasto in Europa avrebbe dato sicuramente tanto ancora. La Mls non fa impazzire gli allenatori europei, non so se saranno le ultime ma sicuramente con Mancini ha già affrontato il tema».
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