G. P. Ventura a “Il Mattino”: “Spalletti? Uno col fuoco in corpo!”

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C’è stato un momento storico in cui Gian Piero Ventura e Luciano Spalletti hanno incrociato le loro strade. Tra il 1985 e il 1986, tra l’Entella e lo Spezia, prossimo avversario del Napoli. Ventura era l’allenatore, Spalletti era il giocatore. E da quel momento il loro legame è stato sempre molto solido e duraturo.

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Allora iniziamo da quegli anni: che giocatore era Spalletti?«Era uno di quantità che aveva anche dei colpi di qualità».

E ha mai pensato di ritrovarselo sulla panchina di una squadra di serie A?«Onestamente quando giocava no. Non pensavo avrebbe fatto l’allenatore. Dopo sì».

Ovvero?«L’ho capito quando ha iniziato nel settore giovanile dell’Empoli. Aveva voglia di conoscere e di capire. Io ero a Lecce e facevamo telefonate lunghissime durante le quali mi chiedeva di tutto: era voglioso di conoscere. È li che ho capito che aveva il sacro fuoco di volere arrivare. Poi, ovviamente, ci ha messo del suo: ha studiato, si è migliorato e oggi è un allenatore importante».

Lei è stato anche allenatore del primo Napoli di De Laurentiis: come li vede quei due caratteri insieme?«Hanno due caratteri forti, come è giusto che sia. Ma l’importante è che ci siano obiettivi comuni e programmazione comune».

Lei che rapporto ha avuto con un presidente come De Laurentiis?«L’ho conosciuto quando era agli inizi della sua avventura nel mondo del calcio e non conosceva benissimo il meccanismo. Ora sa perfettamente come vanno le cose, quindi direi che è una persona diversa rispetto a quando l’ho conosciuto».

Si è parlato della poca napoletanità di Spalletti: lei che tipo di rapporto ha avuto con questa città?«Napoli è bellissima. Ma è una città a sé e devi dare il tempo a chi viene da fuori per conoscerla. Ha le sue regole e il suo modo di essere. Vivere la città non è facilissimo se sei allenatore o calciatore perché ogni volta che metti piede in strada sei travolto dal calore della gente».

A proposito della gente, qui sono tutti un po’ delusi per il sogno scudetto sfumato.«Se raggiungi un posto Champions con giornate di anticipo non si può parlare di delusione. Il campionato è stato positivo, poi è chiaro che in un contesto come quello di quest’anno dove nessuno scappa finisci per avere un pizzico di rammarico».

Non solo per il Napoli…«Anche l’Inter potrebbe vivere di grandi rimpianti se non dovesse vincere lo scudetto. Lo ha buttato via nei due mesi invernali quando ha rallentato. Per non parlare dei punti persi a Bologna per l’errore di Radu. Ma anche la Juventus può mangiarsi le mani. I bianconeri sono partiti malissimo, ma se avessero vinto con l’Inter sarebbero arrivati a ridosso del primo posto e lo scudetto sarebbe stato anche alla loro portata. Ecco perché penso che chiunque guardi al primo posto, possa avere un briciolo di rammarico dalla sua parte».

Invece da ex allenatore della Salernitana cosa direbbe della grande rincorsa di Nicola?«Se dovesse centrare la salvezza sarebbe sicuramente la migliore impresa della sua carriera. Anche superiore a quella di Crotone. Sabatini ha sicuramente rivoluzionato la squadra a gennaio, ma è anche vero che sono arrivati giocatori che non giocavano da tempo, quindi Nicola ha avuto la pazienza per aspettarli. Poi ha superato il 5-0 di San Siro che avrebbe tramortito chiunque. E secondo me anche Nicola si iscrive alla lista degli allenatori con rammarico: dovrebbe essere già salvo. Ora il destino è tutto nelle loro mani, che non sono mani sudate, ma mani forti che vogliono raggiungere l’obiettivo». 

Fonte: Il Mattino

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