“Il Mattino” vota: quando Anguissa e Fabian vanno così d’accordo…Furia Osimhen

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Anguissa e Fabian  corrono e lottano, è ovvio che il risultato non può che essere questo: tatticamente un dominio, al di là del possesso. Azioni a ripetizioni, ritmo alto e sempre il pallone tra i piedi. Il Napoli condanna il Genoa, praticamente in B: il destino ha voluto che toccasse proprio agli azzurri accompagnare per mano alla retrocessione: Genoa e Napoli salirono assieme nel 2007 dal purgatorio dei Cadetti, con quel pari a Marassi. Osimhen è una furia, non c’è storia quando prende e punta i difensori genoani che hanno l’ingenuità di sfidarlo sulla corsa. Gli lasciano un vuoto sul colpo di testa che sblocca il match. Il 4-2-3-1 con Mertens sembra ormai la certezza di questo finale di stagione, anche perché Zielinski è un caso che va affrontato. E analizzato. 

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6,5 Ospina 

Col pallone tra i piedi ha qualche esitazione, la traversa lo grazia sulla conclusione di Yeboah. Chiude la porta a Portanova che forse avrebbe dovuto osare un pallonetto e che avrebbe potuto riaprire la partita. Attento sempre e per tutti i novanta minuti, il Genoa non gli regala un pomeriggio sereno. 

7 Di Lorenzo

Gudmundsson quasi lo beffa dopo 5 minuti con un taglio rapido, poi fa una pennellata alla Picasso per la testa di Osimhen. Come la vipera del Gabon, il suo morso è letale sul palo che respinge il primo rigore. Ma non vale nulla. Incessante il suo lavoro sia in fase di copertura che di supporto a Lozano. Una spina continua. 

6 Rrahmani

Disimpegno flaccido e pigro, la traversa gli è amica sul tiro di Yeboah. Poi però avendo al suo fianco uno che non molla neppure nella partitella ai giardinetti con i figli si scuote e da quel momento in poi alza la soglia dell’attenzione: il piede è quello buono e nelle mischie in area è un costente pericolo. 

6,5 Koulibaly

Senza un centraventone da intimidire, spesso non sa neppure bene cosa fare. Primo tempo in cui il Genoa evapora dopo qualche brillantezza iniziale. Ma la sua è ancora una prova in sicurezza e piena di insidie anche nella ripresa. Bene soprattutto nel primo tempo ma il livello è sempre alto. 

6,5 Mario Rui

Vero che Portanova quasi tira il freno a mano, ma c’è lui a prenderlo a spallate prima che arrivi in porta e possa calciare. Davvero sulla sinistra è una miccia che non si spegne mai: prende a va ogni volta che può. Con Di Lorenzo si capisce al volo: se avanza uno, l’altro resta a dare supporto. 

7 Anguissa 

Galdames prova a togliergli il fiato ma lui è piuttosto ispirato e si prende pure la briga di spiegare a Osimhen come muoversi. Quando è in condizione come ieri pomeriggio non lo ferma nessuno. Opposizione solida e preziosa. Un po’ meno visibile nella fase difensiva, ma ha il Napoli sulle spalle. 

6 Fabian Ruiz

Badelj e poi Frendrup sanno che dandogli un po’ di pressione possono ammorbidirne gli effetti. Primo tempo troppo timido, al servizio esclusivo di Anguissa. Playmaker metodico senza il pizzico di genio che servirebbe per far correre la palla in verticale oltre il muro genoano. 

6,5 Lozano

Si accentra molto spesso e Criscito sembra la sua ombra. Ripiegamenti da terzino che fanno la gioia di ogni allenatore ma è lì davanti che dovrebbe fare la differenza e invece spesso si prende delle pause, quasi sbadiglia. Diciamo, comprensibile. 

6,5 Mertens

Un pendolo. Vicino a Osimhen, poi alle sue spalle. Straordinario quando fa una carezza al pallone che il nigeriano cicca e poi ritorna indietro a fare il primo difensore, con tutti gli altri sbilanciati in avanti. Intuitivo come pochi. Certo, l’angoscia che lo accompagna è che possa essere l’ultima gara qui. 

9 Insigne 

Col cuore a mille, con la testa piena di pensieri e parole anche da non dire. Hefti se lo mangia come e quando vuole, il tiro a giro tentato al 27’ sarebbe stata la foto copertina del suo addio. Si rifà sul calcio di rigore che trasforma in due puntate. Capitano vero, al di là dei numero che lo incoronano. 

7 Osimhen

La password per fermarlo quando stacca per prenderla di testa non ce l’ha nessuno. Figurarsi Ostigard. Davvero è una furia scatenata, certo a volte tenta a nascondersi, prende e parte come se fosse una gara di 100 metri in solitaria. Ma ha fisico, voglia e un passo che lo rende spesso imprendibile. 

sv Ghoulam 

Ciao Ciao Napoli. Una stella gigantesca, uno di quelli che quando vedevi muoversi sulla fascia restavi incantato. Rovinato da due infortuni dove il miracolo è già tornare a correre. Anche per l’algerino il sipario si abbassa. Ed è a un bivio anche lui: e non di poco conto. Perché il suo futuro è davvero incerto. 

6,5 Lobotka

Non faceva gol dall’8 maggio del 2015, quando era al Trencin, campionato slovacco. Sette anni. Il segnale, dunque, che al Genoa va tutto storto. Un tiraccio dalla distanza, neppure chissà quanto bello: ma non semplice da prendere per Sirigu. Che infatti non prende. Corre e lotta come non ci fosse un domani. 

5,5 Zielinski 

Mannaggia all’amicizia: ha la palla sul piede sinistro per calciare e fare gol e rompere il suo momento sciagurato. E invece vede lì vicino Insigne e pensa che sia giusto fargli fare gol. Gesto da libro Cuore, ma nella sostanza un disastro. Deve ritrovarsi e mica è così sicuro che possa rivedersi il suo talento in maglia azzurra. 

sv Demme

Pochi minuti per far coppia con quel Lobotka con cui a inizio stagione tutti erano un po’ tutti certi avrebbe formato la cerniera centrale. Entra quando ormai il Genoa ha abbandonato ogni speranza, con una sconfitta che condanna i rossoblù alla retrocessione in B. 

sv Elmas

L’incompiuto. Un motivo o un altro gli è sempre mancato qualcosa per far capire cosa può essere e cosa può diventare. È l’uomo scelto per concedere la standing ovation a Insigne ma non è un passaggio del testimone, perché troppo diversi sono. Si piazza da quel lato ma neppure ci prova a fare quello che fa Lorenzo. 

6,5 Spalletti 

Partita vera, verissima per Lucianone. Che infatti si piazza vicino al quarto uomo Giua a parlare spesso e pure a lungo. Presenta un Napoli orgoglioso che fa sempre la partita e mette all’angolo le angosce del Genoa. Il merito del possesso è bilanciato dai troppi errori in attacco. Per il resto, c’è poco da fare: quando la coppia di centrali di centrocampo va bene, ne trae beneficio tutta la sua organizzazione. 

P. Taormina (Il Mattino)

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