Paolo Di Canio: “E’ il Napoli che in attacco ha più soluzioni di tutti”

Per l'ex del Napoli l'Inter ha il miglior attacco, gli azzurri invece più soluzioni

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Paolo Di Canio  ai microfoni del Corriere dello sport analizza il momento del campionato di serie A e della lotta al vertice:

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Parliamo di coppie d’attacco e di scudetto? «Se volete. Io però di vere coppie d’attacco ne vedo pochine in giro. Solo una, in realtà». 


Quella dell’Inter. «Quella dell’Inter. Con Vlahovic anche la Juve può costruirla. Fin qui la palla di solito andava sugli esterni. Ora, ammesso che tutti stiano bene e che il mercato abbia riportato l’entusiasmo, è lecito imbastire un discorso su chi starebbe bene accanto al nuovo centravanti». 

Perfetto. Dunque? «Allegri bada al sodo. Io immagino un 4-2-3-1 con Arthur, più che Locatelli il quale ama avanzare, a fare il metronomo per lasciare libero Zakaria. Cuadrado a destra, Chiesa quando rientrerà o chi per lui a sinistra. Vlahovic è una bestia, dà palla e si ributta in area. Allora meglio farlo abbassare un po’ meno e mettergli alle spalle Dybala, trequartista che diventa seconda punta. Vedremmo un calcio di tecnica e qualità». 

Per Capello il partner ideale di Vlahovic sarebbe Morata e forse Allegri comincerà proprio così. «Scelta plausibile. Morata è un uomo che si sacrifica e combatte. Però da centravanti. E oggi non avrebbe alcun senso far agire Vlahovic, che per me equivale ad Haaland, come seconda punta. Allora Morata seconda punta? Non possiede l’intuizione e l’intelligenza calcistica adatte. Vlahovic e Morata insieme possono andare se studi tutto un sistema di gioco per sfruttarli. Io penso che con i centrocampisti che ha la Juve sia Dybala l’uomo giusto. Così è felice anche lui, non si limita ai ricamini, non trotterella. Si sbriglia il suo estro».

Abbastanza da rimettere la Juventus in gara per il titolo? «No. Tutto può succedere, ma la Juventus ha davanti troppe squadre forti, che tra l’altro stanno recuperando giocatori. Resta sul filo anche la qualificazione alla Champions League, che è ovviamente l’obiettivo di tutti questi investimenti. Diverso sarebbe se si ripartisse alla pari. Allora sì ci sarebbe da divertirsi. L’importante è non vedere più una Juve clamorosamente brutta come quella che ha affrontato il Milan». 

Dzeko e Lautaro Martinez, si diceva, fatti per piacersi. «Parliamo di due che si completano a vicenda. Non come si concepiva una volta la perfezione: cioè uno alto e dominante, uno brevilineo e mobile. Qui l’alchimia la troviamo proprio sul piano del gioco. Dzeko sa essere trequartista raffinato quando si abbassa tra le linee, mentre Lautaro attacca la profondità. Due prime punte che si spostano automaticamente l’una in funzione dell’altra. Non a caso insieme hanno segnato venti gol». 

Eppure Correa riesce a inserirsi in quest’armonia. «Si tratta di alternative. Anche Sanchez, che ha ritrovato la vena, anche Caicedo, che Simone Inzaghi ha voluto per completare il reparto. Ma la coppia perfetta resta tale. Va sottolineato il volume di gioco che l’Inter sviluppa intorno. Alla fine, o con uno dei due o con il terzo che s’inserisce, le partite come quella con il Venezia si risolvono». 

Con attacchi così Inter e Juventus possono avanzare in Champions? «Per la Juve fare tanta strada sarà difficile. L’Inter ha un ottavo tremendo. Per passare deve andare a palleggiare in faccia al Liverpool, che tende ad addormentarsi. Peccato per la squalifica di Barella, il rottweiler che serviva». 

Il Napoli probabilmente ha più soluzioni di tutti in avanti. Forse ne ha addirittura troppe. «Esatto, anche se nel calcio le risorse non sono mai in eccesso. Spalletti aveva una squadra fisica, tra Koulibaly, Anguissa e Osimhen, e se n’è dovuto inventare un’altra fatta di piccoli tipo Lobotka e Demme. Eppure è riuscito a tenere in piedi l’inseguimento. Adesso deve reggere queste due partite con Venezia e Inter, magari tirare fuori una vittoria e un pareggio, recupererà uomini e le cose si faranno interessanti. L’Inter per me resta la migliore e la favorita, ma stiamo a vedere». 

Anche per Spalletti, niente vera coppia d’attacco. «Piuttosto una tenaglia. Zielinski sulla trequarti, Fabian Ruiz che con Anguissa o Lobotka è potuto avanzare ed è cresciuto parecchio. Davanti naturalmente Osimhen con Lozano e Insigne. Lozano, porca miseria, è argento vivo. Se solo non si dimenticasse il pallone, ogni tanto. Puoi giostrare di possesso nella metà campo avversaria o in ripartenza. Se Osimhen è in forma, la squadra ha a disposizione diverse opzioni di gioco». 

Il Milan dipende troppo dalle lune di un quarantenne? «A Ibrahimovic va concesso tutto e riconosciuto tutto. Ma se fino a qualche anno fa su venti palle giocate diciotto diventavano perle, adesso le perle sono due e diciotto sono palle perse. Non voglio esagerare, tuttavia quando cerchi da fermo di toccare il pallone di punta e te lo tolgono i compagni restano esposti alla ripartenza. Capita in diverse partite e allora diventa dura, anche se Pioli è bravissimo e gli altri giocatori si mettono a disposizione. Stop di petto, sforbiciata, scorpione: queste cose Ibrahimovic continuerà a farle pure a settant’anni. Ma qui parliamo di una squadra che deve disputare altre quindici gare». 

 Non è che Giroud sia un giovincello«Giroud non ha neppure la capacità che ha Ibra di scendere sulla trequarti. Il punto è che quando Zlatan si abbassa nessuno va a occupare quei diciotto metri di vuoto. Leão è un talento raro che però non va spesso senza palla. Sia chiaro però che il Milan per le risorse tecniche che ha sta ottenendo risultati fantastici». 

L’Atalanta sembra meno efficace del solito. «Forse dobbiamo abituarci a questa dimensione. Zapata e Muriel di rado giocano insieme. Scommettono sugli inserimenti e alla fine il vero partner della punta è Pasalic. Il leader tecnico è Ilicic con tutte le sue problematiche. Pensavo che a Gasperini questa volta sarebbe riuscito il colpo grosso, ma con l’Inter che va così c’è poco spazio per i miracoli». 

 

Fonte: M. Evangelisti (CdS)

 

 

 

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