Amarcord – Rubrica di Stefano Iaconis: “Solo nero, senza azzurro”

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San Siro, sponda Inter, è sempre stato uno stadio trappola. Una specie di budello oscuro, con tanto di cartello dantesco all’ ingresso, dall’aria minacciosamente evocativa per le speranze azzurre. Ogni volta. Da sempre. In settantacinque anni il Napoli ci ha vinto la miseria di quattro volte. Sette in tutto le vittorie, ma le prime tre tra il ’26 ed il’ 46. Rimediando, nella maggior parte dei casi, sconfitte tanto pesanti quanto dolorose. Milano, quando il Napoli affronta i nerazzurri, diventa una specie di dea Persefone perennemente assetata del sangue di una Ifigenia Partenopea vittima sacrificale. Un campaccio. Un antro della Sibilla appollaiato dall’altro lato dello stivale, nel quale molte volte il destino azzurro fu letto in modo avverso. Abbondano i gol subiti al novantesimo, o giù di lì. Abbondano i ricordi nei quali la sfida, decisiva per le sorti del torneo, si colorò di nero. E azzurro. Sanguinosa la sconfitta del ’71,con uno scudetto praticamente scucito dal petto dalla doppietta di Boninsegna in tre minuti, dopo che Altafini aveva illuso il Napoli. Terrificante il gol di Facchetti, tre anni dopo, il celebre gol fantasma, realizzato tra le coltri di una nebbia che si tagliava a fette con un coltello. Il minuto? Manco a dirlo, il novantesimo. Gli anni seguenti continuarono a scrivere capitoli di tristezza nello stadio milanese. Un gol di Oriali, una rasoiata da trenta metri, ad una manciata di minuti dalla fine, un altro di Altobelli. Quella volta il Napoli ebbe il tempo di riportare la palla al centro del campo. Quando arrivò Lui, al secolo Diego Maradona, i tifosi azzurri si fregarono le mani. Adesso cambia il vento, si dissero. Speranza effimera. In sette esibizioni di quel Napoli luccicante, la miseria di tre pareggi e quattro sconfitte. Indimenticabile il gol di Bergomi nell’anno del titolo. Ad una logica manciata di minuti dalla fine. Altrettanto impresso nella mente il siluro di Mattheus, su punizione, con il quale addirittura l’Inter festeggiò uno scudetto al cospetto del Re. A cinque dal termine, chiaro. L’ ultima gioia ce l’aveva regalata Insigne, una gioia rara. Cinque anni or sono. Sarà per questo che, quando alla vigilia di Inter Napoli ho ascoltato pronostici che prevedevano il sacco di Milano da parte dei Lanzichenecchi azzurri, ho sorriso in maniera poco convinta. La maledizione perpetua mi sconsigliava pensieri felici. Sul campo, poi, si è visto quanto il nero sia nemesi per il nostro azzurro. Handa passà nu guaio. Solo nero, senza manco un poco di azzurro.

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di Stefano Iaconis

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