Anche per la Napoli di gente “comune” è un plebiscito  «Grande Spalletti»  

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I l signor Giuseppe detto Pino, look alla Bruce Willis e una specie di borsone in una mano, tormenta la tazzina di un caffè già bello che andato e comincia a giocare di fantasia. Anzi, a volare: «Mah, vedi», dice serissimo guardando negli occhi il compagno di caffeina al bancone di un bar del centro storico. «Osimhen è come un Learjet». Prego? C’era una volta il vecchio Napoli, quello che neanche tre mesi fa era tutto una tragedia veronese poco shakespeariana, e poi c’è la squadra di oggi: quella che vince, che fa godere la gente e che in quattro partite ha risvegliato la fantasia di un popolo voglioso e bisognoso di lasciarsi andare. Ma che per il momento si trattiene ancora: il cammino cadenzato da quattro vittorie messe in fila in campionato e da un pareggio in splendida rimonta a Leicester, in Europa League, fa proprio venire la voglia di pronunciare la parola tabù – lo scudetto – ma la saggezza e l’esperienza suggeriscono di attendere ancora un po’ prima di autorizzare il decollo. A proposito: com’era la storia di Osi e del jet? Sì, il signor Giuseppe lavora in ambito aeronautico e certi paragoni gli vengono spontanei: «Il Lear è un aeroplano molto veloce, molto rapido come Victor. Però mi consente un altro parallelismo?», dice sollevando il borsone. «Qui dentro c’è la mia chitarra, suono soprattutto Pino Daniele. Ecco, se Spalletti fosse una sua canzone sarebbe: ‘Che soddisfazione’. Quando è arrivato aveva tutti contro e a essere onesto faceva antipatia anche a me senza un vero motivo… Ma ora, beh, bisogna scusarsi con lui: scusi, Luciano! E grazie». Già: che soddisfazione.  

 

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AMICO MIO. E allora, vola e canta Napoli: il poker esibito lunedì al cospetto dell’Udinese, quattro assi che richiamano le vittorie di un campionato guidato in solitudine, ha quasi definitivamente cambiato l’aria pesantissima della delusione Champions. «Il merito è di Spalletti: abbiamo finalmente un grande tecnico in panchina», dice il signor Enzo, t-shirt rossa sporca di pittura bianca e un’espressione furba che ricorda quella di Mertens. «Luciano sa gestire le situazioni complesse senza perdere la testa e senza agitare la squadra». Luciano: un suo amico, ormai. «Come se lo fosse. Fa cose semplici ma molto efficaci, e soprattutto è in grado di cambiare la partita in corso con le idee e con le sostituzioni. E poi è un vero motivatore: visto come ha rigenerato gente come Rui e Lobotka, cioè giocatori massacrati fino a poco tempo fa? E Ounas? Il Napoli è bello come questo Lungomare», dice guardando il Golfo. E tradendo una punta di romanticismo.  Tratto dal CdS

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