La Serie A a 18 squadre, nacque così nel lontano 1929

La A (a 20 o 18) più la B (idem) unita a una Serie C Elite (a 18 o 16) per un’area del professionismo ridotta da 100 a 56 club.

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Ieri, durante il consiglio federale a Roma, il presidente della Federcalcio ha presentato alle componenti il suo progetto di riforma dei campionati.

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Una vera trasformazione che proviamo a riassumere così: una Serie A a 20 o a 18 squadre, una Serie B che segue lo stesso criterio e una Serie C Elite tutta nuova che sarà a 16 o a 18 formazioni in base al numero maggiore o minore di squadre in B.

Quest’ultime due categorie, B e C Elite, saranno collegate in un’unica lega.

Qui termina il professionismo. Il cambiamento più evidente sta nella drastica riduzione delle società “pro” rispetto all’organico attuale: con la riforma il numero scenderebbe da 100 (in Europa nessun’altra federazione ne ha così tante) a 56.

La “normale” Serie C diventerebbe invece la quarta serie con un roster a 36. Anche la Serie D andrebbe spacchettata in Elite (si parte a 36 per arrivare progressivamente a 54) e non Elite (si parte 130 per scendere a 112) così da riequilibrare il sistema e portarlo “a livello”.

 

Un po’ come avviene per i vasi comunicanti, dove il liquido origina una superficie che pareggia le disparità. 

A cura di Giorgio Marota (CdS)

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