Amarcord – Rubrica di Stefano Iaconis: “Ciuccio, fa’ tu”

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“Ma chillo è ciuccio, nun pava!” L’ uomo tarchiato, basso, dal cappellaccio a falde larghe, il gilet logoro sulla camicia a quadri e le scarpe spacciate, grida all’ ingresso della curva Nord dello stadio Olimpico, in una domenica di calcio romano. Dietro di lui la lunga fila di tifosi napoletani preme per entrare nel settore. Manca poco al calcio di avvio di Roma-Napoli. Una lunga fila che si snoda come un serpente che freme nel ritardo dell’ ingresso. Lui, l’ uomo, tiene un asino per la cavezza, la corda annodata al polso, il somarello è completamente inguainato in una gigantesca bandiera azzurra del Napoli. Che sul dorso reca impresso i volti di Altafini e Sivori in formato gigante. ” Uè, ‘nce vulimme movere o no?” Dalla fila un uomo, agitando il giornale arrotolato, le guance accaldate, grida sporgendo il busto in fuori. All’ingresso l’addetto al controllo biglietti è irremovibile: “Deve pagare il biglietto, sono cinquemila lire”!Ma comme? Totonno è ciuccio e adda pagà`? Domenica passata a Torino è trasuto senza tutte ‘sti triccaballacche ca’ state facenno vuje”! Si gira verso la folla alla sue spalle, sollevando la cavezza così da far voltare anche l’asino esibendolo ad un rubicondo signore che tiene il figlio per mano, mentre mantiene il cappello con l’altra mano per impedirgli di volare via nella calca. “Dicitencello ca stiveve pure vuje, ‘o ciuccio è trasuto o no? Il rubicondo annuisce, anche suo figlio dimena il capo in avanti, mentre dalle loro spalle si leva un coro che si spande come un lenzuolo. Un roboante sì che sale come una marea. “Facite trasì ‘o ciuccio, adda fa ‘o giro ‘e campo, chella è tradizione”. Come avesse compreso che è salito al proscenio di una richiesta gridata da centinaia di bocche, l’asino emette un raglio formidabile. Un raglio ripetuto. L’ uomo gli accarezza il muso : “Toto’ nun te preoccupà, mo trasimmo, chillo ‘o signore ancora nun te sape”. Arriva trafelato un ispettore accompagnato da un vigile urbano in guanti bianchi. I baffi foltissimi e spioventi che vibrano nella calura. “Che succede, che sta succedendo?” L’ addetto al controllo cerca di spiegare. “Il signore vuol fare entrare l’asino nello stadio, ma senza pagare regolare biglietto”. L’ispettore trasecola. “Ma già non potrebbe entrare, il ciuco! E comunque se pure fosse, deve comunque pagare il biglietto!” La folla urla, fischia, strilla forte. “E’ ciuccio, è ciuccio, è Totonno, facito trasì, sta accummincianno ‘a partita, all’ anema ‘e chi v’ è stravivo”. La situazione è delicata. Un paio di addetti se la svignano cauti. Rimangono l’ispettore ed il controllore, soli. L’asino raglia ancora fortissimo nel sole. Muove due passi spinto dall’ uomo che lo guida. L’ispettore gli sbarra la strada “Vi ho detto che non può entrare, fatemi la cortesia, ma queste sono cose da pazzi”! L’ uomo si leva il cappello. “Dotto’ quella la gente sopra la curva, se non vede a Totonno che fa il giro del campo, si inquieta. Vi ho detto che è tradizione. Quella la partita comincia male. Guardate quanta gente che è venuta da Napoli, mo voi li volete fare dispiacere? Quella la partita non può cominciare se il ciuccio non entra in campo, ve l’ ho detto.” L’ ispettore getta lo sguardo sulla folla, decine di volti in attesa, le bocche spalancate nella protesta, le mani che si agitano. “Ma almeno voi il biglietto lo tenete?“- “Comme no! Oilloco” L’uomo lo sventola sotto il naso dei due che fanno un passo di lato. La folla ruggisce entusiastica. L’asino irrompe al passo nell’antistadio della curva, i volti di Altafini e Sivori che ondeggiano al suo movimento, mentre l’ uomo solleva un pugno e lo sprona “Jamme, Toto’ jamme a trasì” In un baleno la gente incomincia ad entrare. E’ tardi, tra un poco Totonno il ciuccio farà il suo giro di campo, tra le acclamazioni del tifo arrivato da Napoli. E poi sarà Roma-Napoli. Che domenica!

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Stefano Iaconis

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