Luciano Spalletti: “Le vittorie future per fare la storia del Napoli. La Champions? Sarà la mia ossessione”

Il tecnico di Certaldo e la conferenza stampa fiume di Castelvolturno

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A un certo punto, uscendo dal protagonista di un romanzo da se stesso narrato, una specie d’audio-libro dalla voce sottile e carezzevole, Luciano Spalletti ha inforcato un sentiero nuovo e l’ha tracciato con la luce. «Entrare in Champions sarà la mia ossessione e io sono qui, con questa squadra forte, anzi fortissima, per provare a fare la Storia». Nei due anni di silenzio (quasi) assoluto, mentre intorno a sé e suo malgrado ha dovuto annusare pure una narrazione televisiva perlomeno urticante, Luciano Spalletti ha lasciato che il buio dell’oblio lo inghiottisse per intero: e però adesso che il calcio lo risistema sul palcoscenico, in un’ora e quindici minuti di conversazione leggera eppure impegnativa, limpida e con tracce d’ironia graffiante (verso Totti), alle sue spalle, di quel suo mondo, la campagna, nella quale esistono «gli animali più feroci, i predatori, che per mangiare quelli più piccoli ci mettono tutta la forza che hanno e non la dosano mai». E’ la metafora del suo futuro, d’un Napoli «che vorrei sfacciato, pieno di scugnizzi che credano in ciò che fanno». E sappiano che c’è un momento per essere autorevoli e un altro per dimostrarsi «autoritari», un po’ Luciano e un po’ Spalletti, che fondendosi inseguono ora un orizzonte nuovo in questo suo tour dell’anima, un’immagine fascinosa, quasi «sacra». 

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Cosa sa del Napoli, Spalletti? «Da quando De Laurentiis mi ha detto che l’avrei allenato, non gli ho mai più tolto gli occhi da dosso. E’ una squadra forte, che mi piace e mi somiglia, e sono curioso di entrarci dentro il prima possibile, per vedere fino in fondo quanto ne sia consapevole».

Cosa ne è stato in questo tempo di lei? «Sono stato con la famiglia e ho visto le partite. Ho vissuto in campagna e ogni tanto fa bene, si cammina molto. Con il Napoli completo il mio tour dell’anima: ho allenato a Roma, nella città del Papa; a San Pietroburgo, nella città degli Zar; a Milano, la città della moda e dell’industria; e ora sono orgoglioso di potermi sedere nello stadio di Maradona, nella città di San Gennaro, dove calcio e i miracoli sono la stessa cosa».

La ferita della gara con il Verona è ancora da suturare. «Ai tifosi bisogna dare tanto, perché loro restituiscono con gli interessi. Quel coro, sarò con te, che è stata la colonna sonora di tante battaglie, esprime un senso di appartenenza sul quale puntiamo e che non dovrà mai mancare. Questa è una mano che ti tende la città, ed è una mano che noi dobbiamo stringere forte per provare ad arrivare lontano per dimostrare di poter vestire questa maglia».

Si è chiesto cosa possa essere successo all’ultima giornata? «Sinceramente non saprei. E mancato un risultato ma Gattuso ha fatto uno splendido lavoro».

Il destino le consegna subito un caso, quello di Insigne. «Con lui ho già chiacchierato al telefono, dopo il gol fatto in Nazionale. A me farebbe piacere condividere questo percorso insieme. Ma poi naturalmente ci sono altre questioni e quelle le andremo ad analizzare, quando lui ritorna. E sarà giusto che se ne parli con lui. Per il momento vanno fatti i complimenti a lui e a Di Lorenzo».

Ha sentito anche ad Emerson Palmieri? «È una domanda alla quale non posso rispondere. Però è possibile che ciò sia avvenuto».

Dirottiamo per un attimo sugli Europei… «Bisogna applaudire Mancini, perché la sua Italia somiglia assai più ad una squadra di club che ad una selezione. E contro la Spagna, nonostante qualcuno abbia cercato il pelo nell’uovo, ha fatto vedere quanto sia completo il suo calcio: non poteva comportarsi diversamente dal punto di vista del gioco, l’ha dovuta affrontare diversamente, consapevole di sfidare una avversaria tra le più brave del Mondo».

Ma Spalletti cosa chiede a Spalletti? «Sono qui per tentare di conquistare risultati importanti. Napoli ama come nessun altro i propri eroi e noi vorremmo diventare delle persone ricordate dai tifosi del Napoli per ciò che siamo stati capaci di costruire».

Nel biennio d’isolamento che si è voluto offrire, la serie televisiva su Totti l’ha elevata a personaggio. Sull’argomento, non s’è ancora ascoltata la sua voce. «Io sono felice di avergli dato la possibilità di fare una fiction. Ma posso assicurare che avevo i contenuti anche per farla su di lui. Mi spiace non abbia avuto successo e abbia ricevuto critiche. Se mi avessero avvisato, un paio di scene per fargli fare il pieno di share gliele avrei suggerite. Sull’argomento, non mi sottraggo, però adesso devo dare spazio alle cose più importanti, cioè il mio impegno per il Napoli. Per quelle meno importanti ci sarà modo».

Frase di Adl: bisogna tornare in Champions ma sistemando i conti. «Il presidente ha toccato i tasti giusti. Entrare in Champions sarà la mia ambizione e la mia ossessione. Napoli è la città che ha più napoletani in giro per il mondo, non possiamo rimanere fuori dall’Europa che conta. Ma sappiamo anche che ci sono contratti in scadenza, che c’è il Covid, che il prossimo Napoli potrebbe essere differente da quello precedente».

Come se lo immagina il suo Napoli? «Voglio un calcio che si addica alla città e di cui i tifosi siano orgogliosi. Una squadra sfacciata, di scugnizzi che credano nel proprio talento. La partita è uno spazio che andrà riempito di cose».

Con un interesse anche verso l’Europa League? «Io tengo a tutte le competizioni e anche alle amichevoli e agli allenamenti, indossiamo una maglia che è sempre la stessa. Faremo sul serio e non snobberemo niente».

Cosa accadde, invece, in quell’Inter-Juventus, la madre di tutti gli scandali di questi ultimi anni?
«Per cominciare, a me sembra ci sia stato un cambiamento nella classe dirigenziale arbitrale e io, avendo un’età, ne conosco molti. Ma per me diventa difficile sindacare su un episodio, me ne sono capitati a favore e anche contro. E mi fido delle persone che ci sono adesso, sono quelli che mi hanno arbitrato».

Il Var le piace? «È perfetto. Mette a posto tante situazioni».

L’organico è di spessore, ma… «Ce ne sono tanti di talento e citarli si rischia di dimenticarne qualcuno. Osimhen, per fare un esempio, fa gol, si danna per la squadra, porta a casa la sua roba da solo. Noi dovremo essere bravi a fare tutto nel calcio, partendo dalla base, che sarà il 4-2-3-1. Ma sapendo che la differenza la dovranno fare i calciatori. Io terrei volentieri tutti i calciatori che ci sono adesso, ma ci sono altre valutazioni di cui abbiamo parlato».

Primo discorso alla squadra: cosa le dirà? «Che sono già in debito con me. Potevo andare in Champions. E però non mi si dica che dovrò motivarli, questo è un discorso che non mi piace. Chi gioca nel Napoli deve essere già motivato da solo».

8 luglio 2021, il giorno di Spalletti e anche di Mourinho, che ha fatto scrivere all’interno della palestra di Trigoria: «Vincere malgrado tutto». «Mou è insuperabile su questo terreno però anche noi abbiamo la nostra frase di riferimento, è scritta sulla casacca di allenamento, e perché non si dica che abbiamo copiato, ve la mostriamo. C’è scritto: sarò con te e tu non devi mollare».

Meret o Ospina? «Abbiamo due grandi portieri e questo è un grande vantaggio».

Politano e Manolas già la conoscono e partono «avvantaggiati». «Devono far bene per loro, non certo per me. Mi aspetto che diano il massimo come gli altri. Possiamo entrare nella storia per sempre».

Ora Lozano lo avrà con sé. «Mi eliminò dalla Champions, quando ero all’Inter. Ci penalizzò una sua accelerazione.

Lo avrà con Insigne, con Zielinski, con Mertens che passerà in ritiro a salutarvi. «Dipendesse da me, confermerei tutti. Ma ora è il momento di Giuntoli, che dovrà fare il mercato. Io posso solo complimentarmi con chi ha attrezzato una squadra del genere. Poi può capitare una stagione storta a qualcuno, per motivi assai vari, ma è difficile che qui si sia sbagliato un calciatore.

Napoli cosa le ispira? «Ogni volta che ci sono venuto, l’ho sempre trovata pieno di movimento e di iniziative. Una città emozionante».

Avrà pur promesso qualcosa a De Laurentiis… «Il massimo impegno. Mi auguro che questo matrimonio sia lunghissimo. Il primo impatto è stato positivo, ci diciamo le cose in faccia e io mi trovo benissimo con chi si comporta in questo modo».

Fonte: A. Giordano (CdS)

 

 

 

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